“Vi ammazzo tutti”. così Francesco Amato, imputato condannato a 19 anni nel processo Aemilia contro la ‘ndrangheta, è entrato intorno alle 9.30 prendendo in ostaggio cinque donne, quattro impiegate e la direttrice, nella filiale delle Poste di Pieve Modolena (Reggio Emilia). Una di loro intorno all’ora di pranzo si è sentita male e Amato l’ha fatta uscire perché fosse soccorsa, trattenendo fino alla fine le altre quattro.
Dopo circa 8 ore Amato, si è arreso alle forze dell’ordine. Dopo l’irruzione dei carabinieri ed è stato così bloccato e portato fuori. Poco prima aveva rilasciato due ostaggi. Alla vista dei militari che portavano fuori il condannato di Aemilia, c’è stato un applauso delle persone presenti.
Il pregiudicato aveva chiesto, tra le altre cose, di poter parlare con il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Ma la richiesta non è stata esaudita.”L’uomo si è consegnato spontaneamente alla fine della negoziazione e non ci sono stati feriti” ha detto il colonnello dei carabinieri Cristiano Desideri, comandante provinciale: “Gli abbiamo fatto capire che i sequestrati non avevano colpe. Ce l’abbiamo fatta col tempo e con la pazienza, con tante lunghe telefonate, facendo leva sul suo senso di umanità. Non ha fatto del male a nessuno e neanche minacciato. Protestava contro una sentenza a suo parere ingiusta ribadendo di non essere uno ndranghetista. Voleva parlare con il ministro Salvini, ma alla fine si è accontentato di parlare con il team di negoziatori. Eravamo pronti a intervenire, grazie al cielo è bastata la persuasione”
Francesco Amato, dal momento della sentenza del processo Aemilia, si era reso irreperibile per l’arresto ed era ricomparso solo ieri mattina armato di un coltello da cucina con una lama di circa 25 centimetri nell’ufficio postale dove era conosciuto.
“Sono quello condannato a 19 anni in Aemilia”, avrebbe pronunciato il ricercato entrando nell’ufficio postale e facendo uscire tutti i clienti.
8 ORE DI PAURA ALL’UFFICIO POSTALE DI REGGIO EMILIA: DIPENDENTI PRESI IN OSTAGGIO
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