I diabetici italiani sono sempre più anziani, oltre sei su dieci over 65 soffrono soprattutto di diabete di tipo 2. I dati emergono dal IX Convegno nazionale della Fondazione Amd, Associazione dei medici diabetologi, che oggi ha presentato a Roma i suoi nuovi Annali: fotografia dell’assistenza erogata a 455.662 pazienti (il 6% con diabete tipo 1 e il 91% con tipo 2), visitati nel corso del 2016 in 222 centri di diabetologia. Rispetto all’ultima rilevazione del 2011, nonostante alcune zone d’ombra – ad esempio il controllo del piede diabetico e della retinopatia, e la registrazione delle complicanze – è costante il miglioramento su diversi fronti. A partire dal monitoraggio della malattia e dei fattori di rischio cardiovascolare, al numero di pazienti con valori adeguati di emoglobina glicata, colesterolo e pressione, all’impiego più appropriato dei farmaci. “Un bilancio particolarmente significativo che, a pochi giorni dalla Giornata Mondiale del Diabete – sottolineano – colloca l’Italia tra i Paesi più virtuosi nella cura di questa patologia”.
“La valutazione dell’assistenza, con una raccolta dati sempre più precisa e accurata, è un’intuizione che negli anni ha permesso ad Amd di fornire un contribuito insostituibile all’innalzamento del livello qualitativo del Ssn in ambito diabetologico”, afferma Domenico Mannino, presidente Amd. “La sfida a cui siamo chiamati per garantire il mantenimento e il miglioramento di tale livello, a fronte di un costante aumento del bisogno, ci spinge a sfruttare tutte le armi a disposizione: competenze e strumenti tecnologici che ci consentono di fare la differenza per la qualità di vita delle persone con diabete”.
“Gli Annali non sono una misurazione fine a sé stessa – sottolinea Valeria Manicardi, coordinatore del Gruppo Annali Amd, ma uno strumento di miglioramento della qualità dell’assistenza, perché se non misuri non conosci e se non conosci non puoi migliorare”.
“Gli Annali Amd sono una pubblicazione periodica che, dal 2005 ad oggi, ha tracciato l’evoluzione dei profili assistenziali delle persone con diabete, seguite presso i servizi diabetologici italiani”, aggiunge Nicoletta Musacchio, presidente di Fondazione Amd. “Come un cruscotto dinamico, permettono il confronto fra i dati attuali e quelli passati e danno la possibilità a ogni singolo centro di auto-valutarsi e identificare le aree critiche per cui attivare processi di miglioramento, in un Ciclo Continuo di Qualità”. E continua: “Oggi il mondo si sta organizzando per usufruire di database articolati, affidandosi alla tecnologia per agevolare importanti decisioni in ogni campo. Anche per curare malattie complesse come il diabete sarà imprescindibile poter contare su banche dati quanto più complete e affidabili, perché dalla qualità della raccolta del dato dipenderà sempre di più la qualità e l’efficacia dell’assistenza”.
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