Ennesimo episodio di vandalismo ai danni di un simbolo dell’identità di un territorio.
Ancora un divertirsi a danneggiare quelle che per il sentire comune sono “quattro insignificanti pietre vecchie”, ritenute importanti solo da pochi noiosi uomini di cultura.
Proprio qui sta il punto: è questo sentire comune che va assolutamente rieducato.
Occorre un enorme sforzo delle istituzioni preposte (amministrazioni locali e nazionali, scuole, musei, associazioni culturali, famiglie…) a fare rete, ad inventarsi nuove strategie per creare le condizioni migliori perché da un lato queste “pietre” sappiano prendere vita e parlare al pubblico più disparato (in modo particolare ai giovani e ai bambini), diventando qualcosa di familiare come un amico d’infanzia, dall’altro preparino orecchie ben contente di ascoltare i loro suggestivi racconti ed echi di un lontanissimo passato.
Solo così, riducendo questa distanza “affettiva”, si potranno trasformare potenziali vandali del patrimonio culturale in suoi appassionati custodi.