Le mie dichiarazioni sulla inefficacia del reddito di cittadinanza hanno aperto un dibattito nazionale che ha visto molti autorevoli commentatori, economisti, professori universitari, direttori di giornali condividere le mie stesse perplessità.
Ed anche molti concittadini, intervistati dai media nazionali, hanno evidenziato che la città chiede lavoro vero e non mero assistenzialismo.
Fare riferimento poi ad un principio di legalità da parte del sottoscritto non è solo naturale ma anche doveroso.
So bene che spesso un lavoro ” nero” è l’unica proposta sul mercato.
Ma non è accettabile. Il lavoro ” nero” non consente di avere una pensione per il futuro, di essere tutelati e risarciti in caso di infortunio. Per questo mi schiero per il lavoro vero e sono preoccupato che la proposta di reddito di cittadinanza cosi come rappresentata, possa ostacolare la ricerca di una sistemazione definitiva che assicuri un futuro e ogni diritto del lavoratore.
Il reddito di cittadinanza è una misura di assistenzialismo temporaneo. Dobbiamo favorire le condizioni affinché i cittadini possano avere opportunità di un impiego dignitoso, che assicuri sicurezza e futuro e soprattutto che possa essere definitivo.
Le mie dichiarazioni hanno suscitato anche la reazione scomposta delle parlamentari crotonesi pentastellate alle quali non replico per la bassezza dei contenuti e il linguaggio utilizzato, tipico delle azioni di killeraggio che stanno usando sul territorio nei confronti di chi non è adepto del verbo grillino.
Una strenua difesa di un decreto che ha solo il nome “dignità” ma che la dignità la toglie rendendo le persone prigioniere del voto. Altro che dignità, qua si va verso il medioevo e vero un ulteriore oscurantismo del meridione vittima di un movimento che ha bisogno di voti e li procaccia solo attraverso il bisogno, a danno di tutto il Sud.
Chi poi pontifica di libertà non sa nemmeno cosa voglia dire essere liberi di esprimere il proprio pensiero che il sottoscritto ha esplicitato in maniera chiara, libero da condizionamento ed anche a costo di rendersi impopolare.
Evidentemente sono plasmate a fare populismo per recuperare terreno (e voti) a scapito dei proprio concittadini.
Legate all’offesa personale perché non si hanno argomenti politici o tecnici per controbattere una teoria condivisa da tutta Italia che va verso l’offesa e la mortificazione di tutto il nostro Sud.
Demagogia e populismo di cui non sentiamo, francamente, il bisogno.
Ha provocato anche la reazione di qualche ex sindaco della città. Mi chiedo come possano venire appunti da chi ha accompagnato in quegli anni lo sterile percorso di ammortizzatori sociali, dopo la chiusura delle fabbriche, senza pensare ad una riconversione del tessuto cittadino che ha condotto la città nella situazione nella quale si trova oggi.
Ed a proposito di sindaci, mi chiedo cosa pensano i sindaci di Napoli, di Palermo, delle altre città che seguono Crotone nella classifica stilata dal Sole 24 Ore sugli effetti del reddito di cittadinanza sulla economia e sull’ambito sociale della loro città.
Cosa pensano i sindaci delle città calabresi sul fatto che questa misura allargherà ancora di più il solco tra nord e sud impoverendo ulteriormente la Calabria.
Crotone è solo un avamposto di una situazione già critica che rischia di degenerare in tutto il meridione d’Italia.
La dignità delle persone non può essere messa sul mercato elettorale.
Crotone non ci sta.