Appare incomprensibile e irrazionale la scelta operata con il Decreto Sicurezza e Immigrazione di porre di fatto fine alla rete di seconda accoglienza nota come S.P.R.A.R. (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Un modello di integrazione e interazione che per anni ha fatto sì che lo straniero arrivato nella nostra terra venisse supportato per inserirsi nei circuiti lavorativi e sociali.
L’efficace azione dei Comuni, che hanno vissuto da protagonisti l’esperienza Sprar, ha generato risultati positivi grazie ad un’accoglienza diffusa basata su piccoli numeri, che non hanno creato gli effetti negativi addebitabili sostanzialmente alle modalità di intervento dei centri di accoglienza straordinaria.
Nella nostra Regione, la terza in Italia per capacità di accoglienza, i numeri risultano particolarmente importanti vista la presenza di 126 progetti in 112 comuni, che prevedono 3.727 posti tra ordinari, minori non accompagnati, minori non accompagnati (Fami) e disagio mentale o disabilità. Progetti che danno lavoro a circa 1.100 tra operatori e collaboratori, con una forte ricaduta anche economica grazie all’indotto generato soprattutto nei piccoli centri.
Lo smantellamento degli SPRAR, determinato dalle scelte contenute nel Decreto Salvini, provocherà non soltanto un immediato effetto economico per la perdita dei posti di lavoro. In gioco vi è paradossalmente una maggiore insicurezza che crescerà nei territori, perché mezzo milione di stranieri irregolari e senza alcuna aspettativa di integrazione nel nostro Paese vagherà per strada, entrando nella zona grigia della clandestinità alimentando nuova sacche di marginalità sociale e rafforzando il lavoro nero e la piccola criminalità. L’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale prevede che nel 2020 gli irregolari arriveranno ad essere oltre 600.000.
Sarà l’inevitabile conseguenza della eliminazione della protezione per motivi umanitari, che aumenterà in misura esponenziale i migranti irregolari che secondo il Vicepremier saranno rimpatriati in massa. Ma in quanti anni se ad oggi mediamente il nostro Paese è in grado di rispedire al mittente meno di 7.000 stranieri l’anno?
Se l’approccio al fenomeno migratorio resta solo di carattere securitario vorrà dire che vedremo crescere a dismisura i detenuti nelle carceri italiane, ma non è un’operazione priva di costi, considerando che un anno nelle patrie galere costa ai contribuenti 50.000 € per ogni detenuto. Rinchiudervi 60.000 stranieri costerà 3 miliardi di euro per ogni annualità in attesa del rimpatrio, non sembra un grande affare.
Cosa dire poi dell’aumento dei costi dei sistemi di welfare locale: l’ANCI prevede che i comuni italiani dovranno farsi carico nei loro bilanci annuali di 286 milioni di euro per i costi assistenziali legati ai migranti con forte disagio sociale ed ai nuclei familiari con minori, che inevitabilmente si troveranno per strada. Fondi, questi, che i Comuni dovranno sottrarre ai servizi per i propri cittadini. Paradossale che la prima conseguenza del decreto Salvini vada a danneggiare “prima gli italiani”.
Anche la sanità subirà un aggravio delle spese, visto che le precarie condizioni di vita dei migranti irregolari si rifletteranno in problemi sanitari. A meno che non si decida di bloccarne l’accesso alle cure, ma rifiuto di credere che la rabbiosa risposta ai problemi esistenti possa portare all’accantonamento di valori alla base della nostra società.
Esprimo dunque tutte le mie perplessità su questo decreto, che ci proietta in una cultura del disprezzo e dell’intolleranza, puntando ad alimentare insicurezza sociale per mere finalità elettorali.
Chiedo che la Regione Calabria sia parte attiva a difesa di un modello di accoglienza che rappresenta una risorsa da valorizzare, e non da cestinare in favore di formule gestionali che in passato hanno attratto gli appetiti sempre vigili della criminalità.
E’ mia intenzione chiedere che il Consiglio Regionale discuta dell’argomento, manifestando il proprio supporto alla rete dei numerosi Comuni ed Enti del terzo settore calabresi che da anni credono nella buona accoglienza, che non può essere messa in discussione dalle azioni criminali di alcuni truffatori.
Auspico che venga al più presto convocato il Consiglio Provinciale aperto, che è stato chiesto dagli SPRAR di Crotone assieme ad altre realtà associative, così da approfondire le criticità del decreto e le potenzialità di questi servizi.