Primo via libera dell’Europarlamento, con ulteriori garanzie per le imprese europee, al nuovo sistema di dazi anti-dumping messo in piedi da Bruxelles per difendere i produttori Ue e al contempo aggirare il problema della concessione dello status di economia di mercato alla Cina. La relazione sulla nuova metodologia di calcolo dei dazi ‘neutrale’ per Paese, presentata dall’europarlamentare Salvatore Cicu (Ppe/Fi), è stata adottata dalla commissione commercio internazionale con 33 voti a favore, 3 contrari e 2 astensioni. Questo apre la porta al voto in plenaria a luglio e ai negoziati con Consiglio e Commissione Ue per arrivare al testo legislativo finale.
L’Europarlamento migliora la proposta della Commissione rendendo obbligatorio l’uso dei prezzi internazionali e non del Paese che fa dumping per valutare se c’è una distorsione di mercato, elimina l’onere della prova a carico delle imprese, e obbliga la Commissione a presentare relazioni più robuste, con valore probatorio, sui settori e Paesi a rischio dumping come acciaio o Cina. “Le imprese Ue meritano una migliore protezione dalle pratiche commerciali sleali, che mettono a rischio occupazione e investimenti in tutta Europa”, ha dichiarato Cicu dopo l’adozione del suo rapporto, sottolineando che “il libero commercio globale va a nostro beneficio solo se tutti rispettano le regole”. Ora, ha aggiunto, “creando regole antidumping più chiare e dure, possiamo proteggere i nostri cittadini dagli effetti negativi della globalizzazione”. Con gli emendamenti fatti dall’Europarlamento, una volta determinata l’esistenza di “distorsioni significative” la Commissione sarà tenuta a ricostruire il “valore normale” del prodotto esportato facendo ricorso automaticamente a prezzi e costi internazionali. L’onere di provare l’assenza di distorsioni sarà interamente in capo ai produttori esportatori.
Si garantisce inoltre che la determinazione delle distorsioni resti in vigore finché non venga revocata e, come nel sistema americano, si risparmia all’industria Ue l’onere di provare l’esistenza di distorsioni caso per caso. Viene poi irrobustito il ruolo dei rapporti della Commissione, che acquisiscono così valenza probatoria nell’ambito di un’indagine antidumping. Il nuovo sistema di calcolo dei dazi antidumping va a sostituire l’attuale meccanismo basato sulla ‘lista nera’ Ue dei Paesi non a economia di mercato, che dallo scorso dicembre è diventato un problema in seguito agli accordi sul protocollo di accesso al Wto della Cina. Per evitare quindi di riconoscere a Pechino lo status di economia di mercato (Mes), la Commissione ha messo a punto una ‘terza via’ che può essere applicato a un qualunque settore o Paese terzo per cui si dimostri la presenza di sovraccapacità produttiva e dumping. Il provvedimento ha ottenuto l’ok degli stati membri a maggio dopo il superamento del blocco posto dall’Italia, tolto una volta ottenuta l’inclusione dei cinque criteri attuali che definiscono un’economia di mercato nella valutazione dei settori e Paesi a rischio dumping.