Nel “villaggio” di Reggio Calabria si festeggia Ryanair.
Probabilmente dal mese di aprile volerà la compagnia Ryanair dall’aeroporto dello Stretto. La notizia ha suscitato un crescente quanto prematuro entusiasmo in molti animi del territorio reggino.
Come consueto si sgomita, è partita già la gara per accaparrarsi i meriti di questa impresa che qualcuno ha definito “epocale”, le dichiarazioni sono tali da far presagire un imminente sorpasso del Tito Minniti sul terminal di Londra Stansted, presto imprenditori e capitali atterreranno copiosi… o forse, invece, prenderanno il volo altri soldi pubblici? Vedremo.
Va premesso che si è estremamente favorevoli ad ogni intervento serio che possa contribuire alla crescita economica del territorio, ma attenzione: se l’ottimismo è il sale della vita, l’ottimista che si lascia prendere per il naso è solo un allocco!
Ecco perché è opportuno fornire alla collettività qualche dato utile a delle riflessioni.
Il presidente della Sacal SpA, Arturo De Felice, ha dichiarato in una recente intervista che lo scalo reggino dopo la situazione di fallimento adesso è in “fortissima ripresa con ben 4 voli quotidiani”.
Facciamo notare che da gennaio ad ottobre 2018 si è registrato un traffico di 292.662 passeggeri con un decremento del -7,2% rispetto l’anno precedente.
Pertanto anche se nei restanti due mesi si dovesse registrare la media di 40 mila passeggeri mensili, si chiuderebbe comunque l’anno con il dato di traffico più basso della storia dell’aeroporto dello Stretto, persino più basso del 2016 e del 2017 quando, nonostante la gestione della curatela fallimentare, i dati di traffico furono rispettivamente di 485 mila e 382 mila passeggeri.
Il fatto che Alitalia abbia ripristinato la tratta su Roma con partenza al mattino e rientro la sera probabilmente e fortunatamente servirà ad incrementare i dati di traffico dello scalo, ma va ricordato al presidente De Felice che a luglio 2017 è stato il Comitato Pro Aeroporto a recarsi alla Cittadella regionale di Catanzaro per ottenere l’emanazione da parte della Regione di un decreto di 1 milione e 750 mila euro per il saldo di un suo debito pregresso verso Alitalia affinché si potesse riaprire la possibilità di nuovi voli.
Il Comitato non ricorda di aver visto, in quell’occasione, né De Felice né i vari rappresentanti politici. Eppure saldare il debito era una condizione imprescindibile per ottenere i voli.
Viceversa, si sono visti per mesi pullman che trasportavano i passeggeri da Reggio verso l’aeroporto di Lamezia, così come abbiamo visto aliscafi che collegavano direttamente le isole Eolie con lo scalo catanzarese invece che con quello dello Stretto.
Tali operazioni si sono invertite solo grazie alla costante pressione del comitato e dei cittadini che hanno portato il cambiamento dei piani iniziali di governo.
A tal proposito, si suggerisce ai vari paladini, se proprio vogliono rendersi utili, di sollecitare e controllare lo stato di avanzamento dell’iter per l’emanazione del decreto interministeriale, fatto partire dal ministero competente grazie ad un’istanza del Comitato pro Aeroporto, perché senza il suddetto decreto non è possibile attuare alcun piano di investimenti per lo scalo dello Stretto.
Questi fatti per qualcuno potranno ormai apparire secondari visto che Ryanair dovrebbe volare dal primo aprile risollevando i numeri terribili del 2018.
Già, ma perché Ryanair volerà da Reggio? E quanto tempo durerà?
Va detto che l’aeroporto dello Stretto è sempre stato soggetto a dati altalenanti ed a compagnie aeree che sono arrivate ed andate via dopo aver ottenuto finanziamenti, e questo potrebbe ripetersi se continuerà ancora una volta a mancare una seria e credibile programmazione pluriennale che integri il territorio con il suo aeroporto.
La convenzione co-marketing tra la Città metropolitana e la Sacal SpA, presentata con una ennesima conferenza stampa, altro non consiste che in una elargizione indiretta di fondi verso la Ryanair per non correre il rischio che il finanziamento diretto alla compagnia low cost, a differenza dello scalo crotonese dove non vi sono altre compagnie aeree, sia classificato come “Aiuti di Stato”, quale misura vietata dalla legge in quanto altera la concorrenza del libero mercato.
Bisogna chiedersi quindi: cosa accadrà quando finiranno i fondi pubblici? Senza co-finanziamenti non potranno essere applicate le tariffe calmierate. E’ probabile che, se non ci sarà una forte domanda che renda economici e remunerativi i voli, allora Ryanair forse abbandonerà lo scalo.
Ad oggi non si ha alcuna notizia di una programmazione in grado di infondere fiducia negli operatori economici ed attrarre capitali che consentano lo sviluppo dell’area geografica in questione. Pertanto, se non si lavora parallelamente per creare delle nuove condizioni favorevoli allo sviluppo del lavoro e del turismo in maniera da creare domanda, cosa spingerà le compagnie aeree come la Ryanair a proseguire la propria attività senza percepire finanziamenti/regalie?
E, se dalla politica che gestisce e amministra il territorio non si ha nessuna notizia di un piano di sviluppo integrato, ci chiediamo su quali basi possa poggiare il piano industriale SACAL per ottenere il risultato atteso da tutti.
Non è secondario ricordare che la SACAL SpA ha partecipato al bando per la gestione degli scali calabresi in piena libertà, non per caso o perché costretta. Anzi, nel progetto per l’ampliamento dell’aerostazione di Lamezia, vincolato all’aumento del traffico passeggeri, si è mirato all’assorbimento delle utenze degli altri scali.
Per queste motivazioni il Comitato è da mesi che chiede alla Sacal la pubblicazione del piano industriale così come insiste sul fatto che la Città metropolitana dovrebbe pubblicare un piano dei trasporti e del turismo coordinato col primo documento poiché senza le infrastrutture adeguate nessun imprenditore deciderà di investire sul territorio a differenza di quanto sta accadendo nelle altre province della regione.
Eppure per il presidente della Sacal ed anche per il Sindaco di Reggio Calabria va tutto a gonfie vele: il finanziamento per la ricapitalizzazione della Sacal che De Felice inizialmente non ha ottenuto dalla Città Metropolitana a causa delle molteplici incognite societarie, alla fine è stato concesso (anche se n misura minore) in cambio di due voli Ryanair e senza neanche dover promettere, come in passato, modifiche allo statuto della Sacal, che seppur oggi è definita Società di Gestione del Sistema Aeroportuale Calabrese, continua ad avere come vertici amministrativi persone designate solo da Enti Catanzaresi.
Come se non bastasse il presidente De Felice, in seguito alla richiesta di pubblicazione del piano industriale da parte del presidente del Comitato pro aeroporto, ha dimostrato di non conoscere la struttura societaria di cui è a capo altrimenti non avrebbe dichiarato che “non è tenuto alla pubblicazione dell’atto di indirizzo generale in quanto la società non è soggetta a controllo pubblico”.
Ebbene, per conoscenza del dott. De Felice, si informa che all’articolo 2, co. 1 lett. b, del DLgs n 175 del 2016 (Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica), è riportata la definizione di “controllo”, ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile, dove è possibile constatare che essendo la Sacal SpA una società a maggioranza pubblica e che il CdA è composto da 5 membri ci cui 3 vengono nominati da enti pubblici, rientra proprio nella suddetta previsione.
Il dott. De Felice non dovrebbe rispondere con arroganza ai cittadini/utenti che il piano industriale lo pubblicherà solo se costretto da una sentenza di tribunale, così come non dovrebbe rifiutare qualsiasi forma di dialogo con i destinatari del servizio pubblico che lo stesso dovrebbe garantire con qualità, efficacia ed efficienza, secondo legge e disposizioni del Bando ENAC.
A tal riguardo è apparso offensivo il fatto che alla domanda dei giornalisti sulla pubblicazione del piano industriale il dott. De Felice abbia risposto che il documento rimane chiuso nel suo cassetto e che ai reggini “non deve interessare il piano industriale della Sacal poiché hanno altro a cui pensare”. Tutto ciò col beneplacito del Sindaco di Reggio Calabria e di quei politici e rappresentanti di categoria che sono rimasti in silenzio o persino elogiato il suo modus operandi.
Appare tutt’altro che meritevole e dignitoso tale comportamento, poiché invece di confermare la sottoscrizione del protocollo d’intesa, promosso dal Comitato, per chiedere la pubblicazione del piano industriale come da accordo, hanno dimostrato una totale remissione in cambio di una mera concessione temporanea.
In attesa che il Sindaco della Città Metropolitana o capo villaggio di Reggio Calabria (ad esso la scelta di qual ruolo assumere dopo le dichiarazioni di De Felice) decida se schierarsi con i suoi concittadini o omologarsi a tutti coloro che preferiscono tenersi una poltrona, si invitano tutti gli appartenenti alla nostra meravigliosa terra a dimostrare il proprio orgoglio e ad unirsi alle attività in corso, tra cui la raccolta fondi affinché sia il TAR ad obbligare il dott. De Felice a tirare fuori il piano industriale dal suo cassetto.