La Suprema Corte di Cassazione, in totale accoglimento delle richieste dell’Avv. Francesco Nicoletti, ha annullato la sentenza di condanna inflitta alla 28enne rossanese F.A., con rinvio per nuovo giudizio dinanzi ad altra Sezione della Corte di Appello di Catanzaro.
I FATTI Con atto depositato in data 9 dicembre 2014, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari chiedeva il rinvio a giudizio dell’imputata in quanto ritenuta responsabile sia di avere indebitamente utilizzato una tessera bancoposta intestata ad un’altra persona, effettuando un prelievo di denaro contante; sia del reato di ricettazione in quanto, al fine di trarne profitto e nella consapevolezza della provenienza delittuosa, acquistava o comunque riceveva la stessa tessera bancoposta, provento di furto ai danni del legittimo proprietario.
La vicenda trae origine dalla querela sporta da una donna in data 26 febbraio 2013 nei confronti di ignoti, responsabili di aver utilizzato la carta bancoposta che la stessa aveva smarrito unitamente al codice Pin la sera precedente, effettuando un consistente prelievo in denaro contante presso uno sportello automatico. Le indagini avviate nella immediatezza dagli Agenti del Commissariato di P.S. consentivano di acquisire le immagini del sistema di video sorveglianza di un Ufficio Postale situato nel territorio di Corigliano Rossano. Venivano estrapolati n.7 fotogrammi dai quali emergeva che il prelievo era stato effettuato da una donna, successivamente identificata nell’imputata F.A. Quest’ultima, invitata a presentarsi presso il Commissariato di P.S. di Rossano, ammetteva le proprie responsabilità dichiarando di aver rinvenuto a terra, per strada, un portafogli contenente una tessera bancoposta, un foglio di carta e un codice per le operazioni. La 28enne aggiungeva, inoltre, che a causa delle difficoltà economiche in cui versava e del periodo di stress dovuto alle cattive condizioni di salute della madre, ricoverata in Ospedale a Catanzaro, non aveva resistito alla tentazione di utilizzare la tessera, gettandola via subito dopo l’uso.
IL PROCESSO Il processo di primo grado si era concluso con una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Castrovillari. Tale sentenza veniva impugnata dinanzi alla Corte di Appello di Catanzaro che, in riforma della statuizione del Tribunale di Castrovillari, assolveva l’imputata per un reato e ne rideterminava la pena per l’altro capo di imputazione. Anche la pronuncia di secondo grado è stata impugnata dalla difesa della donna e la Suprema Corte di Cassazione, accogliendo i motivi del ricorso proposto dall’Avv. Francesco Nicoletti, ha annullato la sentenza di condanna e rinviato per un nuovo giudizio dinanzi ad una diversa sezione della Corte di Appello di Catanzaro.