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Rotary club Crotone e cooperazione internazionale: storia di un’esperienza formativa

Redazione

Il Rotary club Crotone ha organizzato un incontro sul tema della cooperazione internazionale in termini di prevenzione e cura delle malattie. Nel corso del caminetto, si è trattato il fenomeno della migrazione, di come esso si sia modificato nel tempo nonché delle sue possibili mutazioni future. In particolare si è posto l’accento sulle cause di tale fenomeno e sulle azioni che, in concreto, possono risultare utili per aiutare le popolazioni.

Protagonisti del caminetto quattro studenti di Medicina e Chirurgia (Chiara Cavallaro, Virginia Landra, Teresa Arcaro e Riccardo Serraino) i quali, nell’ambito di un programma di traineeship in atto tra l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro e l’Università di Makerere, hanno trascorso il mese di agosto in Africa precisamente a Kampala in Uganda. Il progetto è stato promosso e coordinato dal Professore Carlo Torti, docente in Malattie Infettive e Tropicali presso l‘Università di Catanzaro e Presidente del Rotary Club Crotone. Gli studenti hanno avuto la possibilità di intraprendere un percorso formativo unico nel quale hanno lavorato, per l’intero mese, presso due strutture ospedaliere, il “New MulagoHospital” e il “Kiruddu General Hospital”, constatando le difficoltà, i disagi e le piaghe che affliggono quei popoli che vivono in condizioni economiche, politiche, sociali e sanitarie gravemente compromesse.

Gli studenti hanno quindi descritto con racconti e immagini raccolte durante la loro permanenza, la loro esperienza sotto il profilo prettamente medico e soprattutto da un punto di vista emotivo.

AIDS, epatite, tubercolosi, in ospedale ce l’hanno quasi tutti e anche se non lo dai a vedere la paura di poterle in qualche modo contrarre serpeggia dentro di te e allora sei meccanico, attento a tutto, maschera e due paia di guanti. Per ora osservi e ascolti così inizia il racconto lo studente Riccardo SerrainoI farmaci scarseggiano, così come garze e guanti. Il personale medico è carente, i pazienti devono aspettare il loro turno, le attese sono lunghe, ma nessuno protesta, neanche i parenti accovacciati per terra impassibili. Un bambino in fin di vita non riceve alcun trattamento. Non c’è più nulla da fare per lui. Un giovane medico poco più che trentenne nota nei tuoi occhi qualcosa, ti si avvicina e sussurra “this is Uganda” prosegue il racconto

Piano piano inizi ad ambientarti, sei più disinvolto. Inizi a mettere da parte le tue paure. Conosci realmente la gente del posto, che persone fantastiche! Non tutte, è chiaro. Ti soffermi a scrutare i dettagli, le piccole cose che prima ti sfuggivano. Se sorridi, ti sorridono tutti. Fai amicizia. Eri andato per dare una mano ma per ora sono tutti gli altri che aiutano te.» continua  lo studente. Stringi le mani di un padre, ha appena perso il figlio per un incidente stradale ma, alla fine, è lui a consolare te: “E’ andato in un posto migliore di questo”, ti dice. La sera torni a casa e in fondo sei felice. Non hai fatto chissà cosa, hai messo qualche punto, fatto un paio di prelievi e qualche iniezione, hai aiutato qualcuno a mangiare, hai giocato con un bambino per non farlo piangere, cambiato fasciature, hai assistito una ragazza nei suoi ultimi momenti di vita. Sei soddisfatto di te stesso, forse per la prima volta veramente (…) Torni a casa e pensi che in fondo questo vuol dire essere un medicoconclude lo studente.

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