Dalla scuola che per tutti rappresenta il primo momento di socializzazione esterno alla famiglia al ricorso ed al contributo delle nuove tecnologie; passando dai centri diurni per adulti ai percorsi atti ad individuare le abilità speciali e promuovere la formazione e l’inserimento lavorativo. In tutti gli stadi l’interesse prioritario di chi lavora a contatto con persone affette da disturbo dello spettro autistico è quello di migliorare la qualità della vita ed il benessere non solo della persona, ma anche di chi vive con lei. Di certo educatori ed insegnanti devono avere una formazione ad hoc per passare dalla teoria alla pratica, per superare la fase della progettualità ed arrivare ad un modello efficace, efficiente ed applicabile. Autismo come risorsa e non come problema. Invertire la tendenza è possibile e doveroso.
È quanto emerso, in sintesi, dalle relazioni degli esperti all’evento al quale, nei giorni scorsi, in una gremita Sala Giovanni SAPIA, a Palazzo SAN BERNARDINO, hanno partecipato, coordinati dal dirigente dell’area amministrativa Giuseppe PASSAVANTI, tra gli altri, il coordinatore del Dipartimento Interaziendale Materno Infantile (DIMI) dell’area Centro Regione Calabria Salvatore Rosario BAGALÀ, Antonella VALENTI, docente UNICAL, Beatriz NUNES e Josè Luis CUESTA GOMEZ dell’Università di BURGOS, Carmen ROMANO e Sonia TROTTA, insegnanti specializzate per il sostegno.
Il metodo ABA, l’analisi applicata del comportamento – è stato sottolineato dalla ROMANO – può essere applicato su tutta la classe e non solo sul bambino autistico. Permette, infatti, all’insegnante di sapere osservare il comportamento dell’alunno, identificare i suoi punti di forza e di debolezza, identificare e manipolare le variabili ambientali in modo da promuovere l’emergere di comportamenti appropriati e la diminuzione di comportamenti problema, creare un contesto ricco, motivante e rinforzante per il bambino in modo da massimizzare le occasioni di apprendimento e l’inclusione Il miglioramento della qualità di vita dei nostri bambini-giovani-adulti può essere limitata a una progettualità che finisce per essere sempre in via sperimentale e mai implementata come modello definitivo di un processo efficace? È l’interrogativo con il quale la TROTTA ha concluso il suo intervento focalizzato sulle differenze tra il metodo BORGOS, applicato nelle scuole spagnole, e quello italiano. A partire dall’individuazione delle capacità ed abilità speciali che può avvenire all’interno dei centri per adulti, come il perfezionismo e la meticolosità, la preferenza alla routine, la resistenza alla fatica, il calcolo e la conservazione dei dati o la trasformazione dell’informazione visiva, è possibile – ha dettagliato CUESTA GOMEZ – individuare lavori adatti a persone autistiche. Per esempio, riparare elettrodomestici o programmare i computer è un buon lavoro per i pensatori visuali; ordinare libri in biblioteca o in una catena di montaggio è ideale per persone non comunicative. Sono lavori errati per le persone con autismo o sindrome di ASPERGER quelli che richiedono una buona memoria operativa come fare il cameriere, il cassiere o il receptionist.