Sono due i contenuti specialmente significativi nella risposta data oggi dal Sottosegretario Vannia Gava alla interrogazione n. 3-00410 da me presentata su “Problematiche ambientali aree contaminate da C.I.C. nel SI.N. Crotone, Cassano e Cerchiara”. Lo spunto era la polemica dello scorso ottobre circa lo svolgimento della consueta fiera di Crotone nel Piazzale Sud Center (di proprietà Casillo), contaminato da C.I.C. e da novembre 2017 inserito nel S.I.N. “Crotone, Cassano e Cerchiara”. Ho chiesto dunque al Ministero dell’Ambiente di dirimere la controversia fornendo una risposta orale nella commissione di riferimento.
In primis, lo scorso novembre il Ministero ha avanzato al Comune la richiesta (che ancora attende risposta, informa la dott.ssa Gava!) di “specificare quali siano le ordinanze ancora vigenti relativamente alle “aree CIC” nonché l’eventuale emanazione, in passato o recentemente, di ordinanze inerenti l’interdizione delle suddette aree o provvedimenti finalizzati alla restrizione dell’uso delle stesse”.
Il perché della domanda (e della mancata risposta comunale…) è presto detto: di norma le aree contaminate dalle quali viene rimosso il rifiuto sono restituite alla fruizione pubblica, quelle in predicato e in corso di bonifica o già messe in sicurezza sono interdette alle attività produttive (). Sottolineo quest’ultimo aspetto con buona pace di quanti ancora credono, o dicono di credere, che i suoli degli ex stabilimenti per i quali il Piano Operativo di Bonifica prevede la messa in sicurezza permanente torneranno vergini, per così dire, potendo così i pianificatori adibirli alle più disparate destinazioni (residenziale, commerciale ecc.).
E il Piazzale Casillo, dove le Conferenze di servizi svolte fin qui prevedono una messa in sicurezza permanente che è di là da venire, potrà continuare ad ospitare la fiera o no? Le risposte pilatesche dell’Amministrazione Pugliese alle rimostranze delle associazioni di commercianti e artigiani sono ora superate dalla pronuncia ministeriale che, nelle more della bonifica in corso, sottomette a preventive “valutazioni specifiche” del Ministero stesso e della Commissione tecnica insediata presso la Prefettura di Crotone l’evenienza che le aree pubbliche o private contaminate da C.I.C. “possano essere adibite ad attività aperte al pubblico o destinate a manifestazioni di massa”.
Com’è palese, neppure la risposta della Gava è scevra di ambiguità, del resto inevitabili fintanto che il Ministero dell’Ambiente, nota dolente, continuerà a voler trattare il C.I.C. uscito da Pertusola alla stregua di materiale di riporto, richiamandosi al tavolo tecnico del 13 giugno 2016 e contraddicendo, come già in quella sede, il dettato del D.M. 5 febbraio 1998. L’accertata non corretta miscelazione delle sue componenti fa sì che quel C.I.C. resti un RIFIUTO, da trattare come tale, cioè da rimuovere assolutamente. Lo si vuol rimuovere, del resto, nelle aree pubbliche come la Scuola S. Francesco, ma con soldi dello Stato invece che del responsabile dell’inquinamento, soldi che ovviamente non basterebbero per tutti e dodici i siti contaminati da C.I.C. inseriti nel S.I.N. a fine 2017. Le altre discariche illegali, dove il C.I.C. raggiunge una potenza di più metri, come il Piazzale Casillo, non possono essere semplicemente messe in sicurezza permanente, poiché la nocività del C.I.C. (legata soprattutto all’alto tenore di arsenico) non distingue tra pubblico e privato.
Una criticità importante che tutti gli amministratori e i rappresentanti del territorio ad ogni livello devono impegnarsi a superare.