La città sta voltando pagina e per la prima volta una massiccia raccolta di firme costringe il Consiglio comunale a fare i conti con una partecipazione di cittadinanza attiva che va compresa e rispettata condividendone la logica – scrive in una nota la consigliera comunale del Pd Cosenza, Bianca Rende – e bene ha fatto il Consiglio a votare un indirizzo unanime su tale facoltà.
Premesso che la metropolitana di superficie è un’opera strategica, che sarebbe limitativo valutare solo per il suo riflesso sul sistema di mobilità cittadino, ma che va invece apprezzata per il suo potenziale collegamento con Rogliano, Paola e Sibari, quale parte di un sistema di mobilità sostenibile regionale che punta a riconnettere nodi strategici oggi lontani e poco integrati funzionalmente, riscontriamo che con i quotidiani annunci di diffide a danno del soggetto finanziatore, la Regione Calabria, è in pratica la terza campagna elettorale che il sindaco prova a giocare sugli umori legati alla sua realizzazione.
La mozione approvata nell’ultimo Consiglio aveva lo scopo di far ammettere al primo cittadino, cosa finalmente avvenuta con la dichiarazione di ieri, che ci sono impegni difficilmente revocabili in mancanza di inadempimenti seriamente dimostrabili e senza costi per la comunità e che quindi anche gli annunci di diffide sono impregnati di propaganda e populismo.
Ma ripercorriamo per fare un po’ di chiarezza, l’intera vicenda, almeno a partire dalle fasi più recenti.
Dopo le modifiche migliorative già recepite in sede di progettazione definitiva (un solo binario a percorrenza alternata, con conseguente dimezzamento dell’ingombro e valorizzazione del verde), – continua Bianca Rende – è proprio sulla raccolta firme contro la realizzazione dell’opera che si gioca la campagna elettorale del 2016, con il sindaco e i suoi collaboratori dell’epoca, protagonisti indiscussi dei banchetti “no metro”.
Nel 2017, per giustificare la sua marcia indietro, introduce idea di sostenibilità con il parco urbano nel tratto che va dai “Due fiumi” alla sopraelevata e l’eliminazione dei cavi con l’utilizzo di un sistema a batteria nel tratto indicato. Nell’estate dello stesso anno si procede alla firma dell’accordo di programma, che non vede mai un suo passaggio in Consiglio comunale. Ovvio che le variazioni al progetto chieste all’impresa, anche nel rotabile, determinano la necessità di tempi aggiuntivi e quindi fisiologici ritardi.
Nell’accordo il sindaco pretende che venga prioritariamente realizzato il “Parco urbano” che è ciò che determina l’apertura del cantiere avvenuta in questi mesi, con uno stralcio sull’appalto complessivo e che nulla ha a che fare con il progetto di metro tramvia, ancora in fase di progettazione esecutiva.
Come detto dall’intero gruppo PD decine di volte in Consiglio comunale e sulla stampa, gli enormi disagi per la circolazione sono legati alla mancanza di una viabilità alternativa, prevista già nell’accordo del 2017 e ancora nemmeno appaltata, ma solo annunciata, per la quale la Regione ha già versato 500 mila euro, a fronte di un costo di circa 3,2 milioni di euro, per il restante del quale non è nemmeno chiara la fonte finanziaria.
Ecco dunque che il rimpallo di responsabilità a cui stiamo assistendo è veramente stucchevole e punta solo a nascondere le reali responsabilità del sindaco che poteva subordinare la chiusura del viale alla realizzazione della viabilità alternativa, chiedendo che la costruzione della grande infrastruttura iniziasse da un altro punto dei circa 3 km di territorio comunale interessati.
Quanto alla solidità finanziaria e tecnica del soggetto attuatore, la CMC (quarta azienda di Italia per fatturato) è notoriamente in crisi ed ha chiesto il concordato preventivo ma nella nota inviata ai comuni l’azienda conferma l’esecuzione dei lavori. A questo punto per arrivare ad una risoluzione del contratto è necessario che ci sia un inadempimento dell’impresa, che il tavolo tecnico al quale il Comune partecipa con i suoi tecnici può facilmente far rilevare, nell’interesse dei cittadini di Cosenza, senza fare propaganda. Ma è davvero ciò che si vuole? Rischiando magari la realizzazione finale dell’opera?
Possibile che in questa provincia di un sud estremo non siamo in grado di gestire senza troppi disagi per la popolazione un grande investimento e dobbiamo chiedere alla istituzione che decide di investire ben 160 milioni per lo sviluppo del nostro territorio di recedere dall’intenzione?
Non vogliamo crederci. Non dobbiamo avere paura ma ragionare e agire con serietà e giudizio. Ecco perché in Consiglio ho chiesto che il “parco urbano” sia realizzato dopo la metro e non il contrario, chiedendomi altresì quale sia l’esperto comunale di viabilità urbana, viste le condizioni in cui migliaia di cittadini e avventori si trovano ogni giorno, intrappolati nelle loro auto oppure esposti al rischio di non poter essere raggiunti in tempo dai mezzi di emergenza.
La mancanza di un Piano urbano della Mobilità sostenibile regolarmente discusso e approvato, pesa ogni giorno come un macigno sulle nostre teste, esponendoci a scelte molto opinabili e zeppe di improvvisazione, in definitiva dannose per la salute e la qualità della vita di ogni singolo abitante o visitatore di Cosenza.
Al termine di questa breve rassegna dei termini della questione – conclude Bianca Rende – il consiglio che ci sentiamo di dare al sindaco è di non cavalcare la tigre del populismo, perché di populismo a volte si vince ma politicamente si muore certamente, quando i nodi vengono al pettine e le conseguenze dei propri errori finiscono per danneggiare la vita dei propri cittadini inermi, stanchi dei teatrini verticistici e tenuti lontani dalle decisioni che li riguardano.