Home » Terza giornata corso inquinamento Terme Luigiane

Terza giornata corso inquinamento Terme Luigiane

Redazione

Verso la conclusione la XXXVIII edizione del Corso sulle “Tecniche per la difesa del suolo e dall’inquinamento – La difesa dall’inquinamento, dai rischi geologici, geotecnici e sismici sono stati gli argomenti trattati nella terza giornata dei lavori della XXXVIII edizione del Corso sulle “Tecniche per la difesa del suolo e dall’inquinamento”,  che si concluderà domani (sabato 24 giugno) presso le Terme Luigiane.

“La salvaguardia del territorio è un punto cardine per lo sviluppo sostenibile, e risulta di fondamentale importanza adottare una politica che miri alla riduzione dei rischi naturali, poiché la loro pericolosità compromette, in maniera più o meno intensa, la vita umana, i beni e le risorse economiche, l’ambiente. I rischi geologici, com’è noto, interessano in maniera profonda il territorio calabrese, sia per il ruolo geodinamico fondamentale della Calabria nell’ambito del Mediterraneo, elemento di raccordo tra la catena siciliano-magrebide e la catena appenninica, sia per le modifiche naturali che si mettono in atto in questa area geologicamente giovane”

A parlare in questi termini è stato il prof. Vincenzo Tripodi, del dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell’Università della Calabria, primo firmatario della relazione presentata nell’ambito dei lavori del corso promosso dal prof. Francesco Macchione, in cui ha parlato di un modello geologico tridimensionale per una conoscenza quantitativa del territorio prendendo come esempio la Calabria.

“La storia geologica della Calabria – ha proseguito il docente universitario –  sin dalla sua strutturazione, ha fatto si che questa terra nel tempo acquisisse un’estrema fragilità derivante dai suoi caratteri geologici, geomorfologici e strutturali. La complessità geologica intrinseca della Calabria congiuntamente all’uso inappropriato del territorio, per lungo tempo trascurato e violentato, mostra conseguenze disastrose in termini di esposizioni al rischio”.

Parlando di rischio gli esempi sono caduti sui bacini sedimentari della Valle del Crati, della stretta di Catanzaro e del Mesima-Gioia Tauro, come della Catena Costiera, del Massiccio della Sila, dell’alto di Capo Vaticano e del massiccio delle Aspromonte-Serre.

“La Calabria è la Regione italiana a rischio sismico più elevato – ha sostenuto ancora il prof. Tripodi – l’unica ad essere interamente compresa nelle zone a più alto rischio nell’attuale classificazione sismica del territorio nazionale: con 261 comuni che ricadono in zona sismica uno e i rimanenti 148 in zona sismica due”.

Nella terza giornata del corso sono state registrate complessivamente dodici relazioni che hanno affrontato il tema della difesa dall’inquinamento e dai rischi sismici, geologici e geotecnici e tra di queste va segnalata quella del prof. Alessandro Guerricchio dell’Università della Calabria, che si è soffermato in modo particolare sulle grandi frane della catena costiera e nel Pollino, non trascurando di dire che il dissesto idrogeologico rappresenta un problema ambientale di notevole e crescente rilevanza a livello nazionale, spesso responsabile, oltre che di danni ingenti alle strutture, infrastrutture ed al patrimonio ambientale, anche  della perdita di vite umane.

A cadere sotto la lente d’ingrandimento della relazione del prof. Guerricchio sono state le posizioni delle valli dei fiumi Oliva e Busento, i bacini del Licetto e del Caronte partendo da Fiumefreddo Bruzio, i bacini dei torrenti Deuda e Mavigliano, le valli dei torrenti Bagni e Follone, il fiume Esaro eb la fiumara di Cetraro, per finire con San Gineto, Capo Bonifati, il territorio di Praia a Mare ed il Pollino.                                                             

Articoli correlati