Il PCL si dice al fianco dei 380 lavoratori, quasi un terzo dell’intera forza lavoro, composta da 1290 dipendenti, del porto di Gioia Tauro, “che – affermano dal partito – come avvenuto per Alitalia, Almaviva, Italsider, Aeroporto dello Stretto ect, sono stati privati del diritto fondamentale sancito dalla Costituzione”.
Secondo il Partito Comunista dei lavoratori “questo è il prodotto reale della crisi del capitalismo e dell’economia di mercato. Il profitto sta schiacciando tutto. La devastazione è ancora più forte per la vergognosa subalternità delle burocrazie sindacali”.
“A Gioia Tauro – aggiunge – è avvenuto in maniera ancora più grave e provocatoria, su 25 rappresentanti sindacali aziendali (nominati dall’alto e non eletti dai lavoratori) solo in 7 firmano l’accordo capestro che dà il via alla catastrofe. Inoltre i meccanismi dei licenziamenti avvengono in forma equivoca e fraudolenta”.
“I lavoratori – ribadiscono dal Pcl – devono restare uniti e costruire un fronte di lotta che vada oltre l’inerzia e la complicità dei vertici sindacali sviluppando una dura vertenza. I fatti dimostrano che solo con una pianificazione democratica dell’economia si può uscire dalla crisi”.