Lidi e ristoranti estivi chiusi al 31 agosto. Spiagge deserte già dai primi di settembre. Lungomari desolati e azzeramento improvviso di ogni e qualsiasi proposta socio-culturale e di intrattenimento. Con questo scenario deprimente, facilmente constatabile da chiunque quasi lungo tutti gli 800 chilometri di costa della penisola calabrese, scenario spiegato del resto da anni di rilevazioni dei nuovi flussi turistici internazionali, fa venire letteralmente i brividi continuare a sentire i rappresentanti istituzionali e la quasi totalità della classe politica di questa terra parlare del mare e dell’estate come l’unica ricchezza regionale su cui investire.
È quanto dichiara Enzo Barbieri, tra i più riconosciuti ed apprezzati agrichef ed ambasciatori dell’identità enogastronomica ed agroalimentare calabrese in Italia e nel mondo che, guardando a tutti gli attori della governance del turismo in Calabria, definisce incomprensibile ed ormai intollerabile l’assenza di adeguata attenzione e di relativi investimenti sul patrimonio identitario, distintivo, esperienziale ed emozionale dei tantissimi e diversi borghi storici che sono la più originale faccia e risorsa inesauribile di questa regione.
Protagonista ed icona di una esperienza, familiare ed imprenditoriale, divenuta in 50 anni modello di riferimento per la ricettività, l’accoglienza e la ristorazione identitaria di qualità, tappa dopo tappa nel suo tour in Italia e nell’entroterra calabrese, Barbieri continua a sollecitare ed a condividere con amministratori ed associazioni locali la necessità di costruire e comunicare, all’ospite ed al mondo, l’appeal e la forza, anche e soprattutto economica, della Calabria che emoziona 365 giorni l’anno. Quella che trasuda storia ed esprime identità.
Prima iniziamo a riscoprire – prosegue – i nostri territori ed a raccontare la bellezza e la autenticità del borghi storici di questa terra, scrigni inimitabili di una identità che, a partire dalla tavola, si fa esperienza irripetibile per ogni visitatore, prima capiremo tutti che non è più possibile – continua l’Agrichef – anche solo pensare di accontentarsi degli ormai dieci o quindici giorni di presunto boom di presenze ad agosto e con una proposta ed offerta pubblico-privato, fatta salva qualche rara eccezione, molto spesso purtroppo scadente o brutta copia di modelli di importazione, già falliti altrove!
La Calabria ha bisogno di essere scoperta, riconosciuta ed amata anzi tutto dai suoi stessi residenti. E, quindi, la Calabria ha bisogno di essere raccontata all’esterno anzi tutto come terra di emozioni e di esperienze, di grandi città d’arte e di piccoli borghi storici straordinari, ricchi di Storia e di tradizioni enogastronomiche; ricchi di quei marcatori identitari distintivi capaci di farle fare la differenza nel mercato globale dei turismi e di farla preferire, dal viaggiatore contemporaneo, da gennaio a dicembre. Al di là – conclude Barbieri – di cliché, stereotipi e tabù legati all’incantesimo ormai sepolto del turismo balneare che probabilmente, in questa regione, ha prodotto più danni che benefici!