Il Consorzio di Bonifica Ionio Crotonese, pur con notevoli difficoltà, è riuscito a completare l’irrigazione della stagione estiva, la cosiddetta “prima coltura”. Questo – scrive in una lettera inviata dal Presidente Roberto Torchia agli Assessori all’agricoltura Gallo e Infrastrutture Catalfamo e al Presidente della VI Commissione consiliare Molinaro non era affatto scontato se si considera che siamo partiti ad aprile u.s. con circa 12 milioni di mc di acqua in meno rispetto alla normale dotazione prevista dalla convenzione in vigore. Come Consorzio sentiamo il dovere e la responsabilità, di tenere in costante aggiornamento la Regione Calabria perché ci sono adesso criticità per la seconda coltura, quella autunno-invernale dei finocchi. Una coltura – aggiunge con orgoglio – per la quale è in corso il riconoscimento della IGP promosso dalla stessa regione Calabria.
Questa valorizzazione, sancisce il legame e la tipicità del prodotto con il territorio e in una fase decisiva – annota -ogni battuta d’arresto potrebbe compromettere questo percorso. E’ essenziale quindi – chiarisce -evitare che ogni anno, quando arriva il momento della piantumazione, dopo la prima decade di settembre, manca quasi sempre l’acqua necessaria sia nelle prime fasi di attecchimento che di crescita delle piantine. Ogni anno – riferisce- -siamo chiamati alla stessa liturgia: proteste, sollecitazioni,lettere,riunioni,incontri spesso anche in Prefettura. Alla fine l’acqua è sempre arrivata, non sempre – chiosa -in modo indolore per le finanze della Regione. Certamente – è l’invito – non è questa la strada e la metodologia da continuare a perseguire.
Le soluzioni di emergenza non consentono margini di manovra e, volenti o nolenti, costringono a soggiacere ad alcune logiche!. Se le nostre aziende agricole, – avverte – si sono già approvvigionate dei fattori di produzione necessari per la coltivazione degli ortaggi e quindi fatto investimenti, è facile dedurre che l’emergenza impone una soluzione rapida, efficace e duratura.
In più momenti ed incontri – rivendica il Presidente dell’Ente consortile – abbiamo con dovizia di particolari dimostrato,come è giusto che fosse, con varie documentazioni tecniche, come l’acqua in questo comprensorio non manchi. Da anni oramai sosteniamo, che era ed è necessario un nuovo approfondito e ragionato approccio sulla gestione della risorsa idrica.
Lo impone l’evoluzione della nostra agricoltura, il cambiamento climatico in atto, soprattutto se rapportato alle regole datate vigenti in questo ambito. (Convenzioni e concessioni in atto dal 1968). Consapevoli della complessità della questione e delle sue possibili conseguenze di tipo giuridico e legale, occorre approfondire, di comune accordo, gli obblighi e i diritti che scaturiscono dalla Concessione trentennale, che scade nel 2029, con la quale attualmente la Società A2A gestisce l’acqua dei laghi silani.
Questo – commenta- perché non crediamo -più possibile poter spiegare ai cittadini e alle nostre imprese agricole che da un lato l’acqua manca e dall’altro lato la stessa acqua che manca, dopo aver prodotto energia, defluisce nel fiume verso il mare. La Regione Calabria – insiste- deve riappropriarsi della sovranità della “risorsa acqua” per poter nella piena consapevolezza, deciderne gli utilizzi nel rispetto delle norme e degli interessi generali e collettivi della Regione. Ci ha sempre spinto e animato il dovere di essere di supporto all’Istituzione Regionale per la tutela dei legittimi interessi, e questo responsabilmente continueremo a fare. Però adesso il tempo stringe e, siamo in attesa di decisioni ed input per la distribuzione dell’acqua a fini irrigui per il prossimo mese di settembre quello che ci anima è dare certezze alle imprese agricole.
Sentiamo il dovere di segnalare un aspetto della problematica che a nostro parere è decisivo. La Concessione attualmente in vigore nulla prevede in merito all’obbligo di conservazione dell’acqua nei due laghi silani Arvo ed Ampollino (che svolgono volgarmente funzione di serbatoi/accumulo di acqua). Infatti i due laghi, la cui capienza complessiva è di 130 milioni di mc, vengono riempiti e svuotati ciclicamente. Il cambiamento climatico imporrebbe, cautelativamente, di conservare la risorsa come un buon “pater familias”, per poter sopperire almeno a uno/due anni di possibile siccità. Questa è una chiave di lettura che permette di affrontare il problema con lungimiranza, lucidità di strategia e autorevolezza e creare quindi le condizioni per risolvere in modo sistematico e definitivo la questione. Rivolgendosi agli assessori conclude: siamo certi di poter contare sulla vostra attenzione e sensibilità e che sarete accorti nel trovare la migliore soluzione per la tutela degli interessi della nostra Calabria.