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Tutta Diamante si è stretta attorno alla famiglia di Serena Cosentino, la 27enne morta sul Mottarone insieme al fidanzato Mohammadreza Shahaisavandi di origini iraniane. In centinaia hanno partecipato al funerale celebrato nella chiesa chiesa Gesù buon Pastore.
“Il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo.
Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni”. Pesano come macigni sul cuore dei genitori e dei familiari le parole tratte dal libro della Sapienza che hanno dato inizio alla cerimonia. La salma è stata accolta da un lungo e commosso applauso. Poco dopo sono arrivati i genitori, Maurizio e Ada, accompagnati dalle sorelle e dal fratello di Serena straziati dal dolore. La bara coperta di gerbere bianche e gialle. I familiari avevano indosso una maglia gialla, simbolo della ricerca, in onore di Serena, ricercatrice al Cnr.
“Questi momenti ci fanno sentire uniti e colgo la positività, perché la comunità è diventata un cuore solo” ha detto mons. Leonardo Bonanno, arcivescovo di San Marco Argentano-Scalea. “Si può morire per un virus invisibile – ha aggiunto – e anche per una tragedia che poteva essere evitata.
Il cristiano sa che questa non è una vita sicura ma cerchiamo comunque una dimora stabile. Vivere la dipartita di una ragazza giovane, brava e intelligente, dimostra come alcuni nostri giovani siano lezione di una dignità ferma, senza sottomissioni, un patrimonio che non dobbiamo far disperdere e che Dio valorizzerà”.
“Ringrazio chi ci è stato vicino in questo momento, chi si è stretto a me. Serena – ha detto il padre Maurizio – era amore, era un angelo sulla terra. A chi mi chiede di cosa ho bisogno, dico l’amore che volevate dare a me datelo ai più deboli, ai poveri, a chi ha bisogno. Grazie anche ad Hesam due angeli, che avevano la vita davanti”. A raccontare particolari della vita di famiglia è stata la sorella Federica. “Ventisette anni d’amore non si possono racchiudere in una lettera. Eri bella – ha detto Federica interrompendosi spesso per il pianto – e non amavi le cose futili, sei sempre stata la più intelligente, quella che si batteva per l’uguaglianza e i diritti. La più coraggiosa. La tua bellezza non era di questa terra”.
Vecchiaia veneranda non è la longevità, né si calcola dal numero degli anni”. Pesano come macigni sul cuore dei genitori e dei familiari le parole tratte dal libro della Sapienza che hanno dato inizio alla cerimonia. La salma è stata accolta da un lungo e commosso applauso. Poco dopo sono arrivati i genitori, Maurizio e Ada, accompagnati dalle sorelle e dal fratello di Serena straziati dal dolore. La bara coperta di gerbere bianche e gialle. I familiari avevano indosso una maglia gialla, simbolo della ricerca, in onore di Serena, ricercatrice al Cnr.
“Questi momenti ci fanno sentire uniti e colgo la positività, perché la comunità è diventata un cuore solo” ha detto mons. Leonardo Bonanno, arcivescovo di San Marco Argentano-Scalea. “Si può morire per un virus invisibile – ha aggiunto – e anche per una tragedia che poteva essere evitata.
Il cristiano sa che questa non è una vita sicura ma cerchiamo comunque una dimora stabile. Vivere la dipartita di una ragazza giovane, brava e intelligente, dimostra come alcuni nostri giovani siano lezione di una dignità ferma, senza sottomissioni, un patrimonio che non dobbiamo far disperdere e che Dio valorizzerà”.
“Ringrazio chi ci è stato vicino in questo momento, chi si è stretto a me. Serena – ha detto il padre Maurizio – era amore, era un angelo sulla terra. A chi mi chiede di cosa ho bisogno, dico l’amore che volevate dare a me datelo ai più deboli, ai poveri, a chi ha bisogno. Grazie anche ad Hesam due angeli, che avevano la vita davanti”. A raccontare particolari della vita di famiglia è stata la sorella Federica. “Ventisette anni d’amore non si possono racchiudere in una lettera. Eri bella – ha detto Federica interrompendosi spesso per il pianto – e non amavi le cose futili, sei sempre stata la più intelligente, quella che si batteva per l’uguaglianza e i diritti. La più coraggiosa. La tua bellezza non era di questa terra”.