“L’idea “delle Calabrie”, non solo del nord e del Sud, ma anche quelle dell’ovest e dell’est, si mettono a tacere o, ancora meglio, si sconfiggono facendo prevalere la politica, la visione generale e la crescita diffusa e unitaria. Non è in discussione la legittima rappresentanza della propria comunità, ed anche con risultati apprezzabili. Vi è da saper immaginare, invece, ed affermare una nuova idea di regionalismo fondato sulla coesione dei territori, evitandone la perifericità e rilanciandone il protagonismo”,lo afferma L’On Sergio Torromino (FI).
Da Crotone e dai Crotonesi , da tempo, si sta alzando e si alza forte il grido di un patto di riconciliazione delle Calabrie e dei calabresi. Un patto da cui partire per ripensare, rifondare e ricostruire un’altra Calabria che non può essere quella immaginata e raccontata nei suoi cinquant’anni di vita politica, amministrativa e istituzionale.
Giova ricordare, alla luce di qualche atto di apparente autotutela, che esercitare il ruolo di capoluogo di regione presuppone una visione ed un equilibrio di pari dignità. Non si può pensare di confondere uno schema di centralità geografica con una idea di “accentramento” dei ricavi e una di “decentramento” delle perdite. Sarebbe una battaglia infinita e, come la storia ha dimostrato, anche perdente. Solo volendoci soffermare all’istituzione delle Province di Crotone e Vibo del 1992.
Ecco perché non condividiamo né nel merito, né nella sostanza e, men che meno, la ratio politica del perpetuarsi di posizioni “rivendicazioniste”, seppur in punta di diritto ma anche, aggiungeremmo, di “restaurazione” di una concezione superata degli stessi ambiti e funzioni provinciali.
Ecco perché non possiamo che ritenere inconsistenti ed inutili gli atti posti in essere dal sindaco della città capoluogo di regione, Catanzaro, quando nega e mortifica due funzioni prioritarie per una città di tale rango.
Per intanto che Crotone e Vibo Valentia sono due entità provinciali di pari livello. Che la macro area è “Calabria Centro” e non “Catanzaro”. Che le sedi di Enti o direzioni, Regionali o Statali, vanno ricondotte per ambiti vasti con un qualche fondamento oggettivo, storico e di decentramento. Che la vecchia idea, per l’appunto Borbonica, che tutto è ad appannaggio del comune capoluogo, è superato dalla storia oltre che dalla legislazione vigente. Come se non fosse bastata la vicenda legata alla sede della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Catanzaro e Crotone, oggi si perpetua, con l’impugnazione davanti al Tar Calabria dell’ordinanza n.24 del 12 aprile 2021 della Regione Calabria, un atto che somma, alle considerazioni di cui sopra, persino una ostilità inconsueta istituzionalmente e priva di fondamento giuridico e legislativo. Come la prima ma anche peggio, per le implicazioni di carattere pubblico e ambientale. Inutile ricordare il ruolo di Crotone nel passato per l’intera Calabria. È chiaro che con l’ordinanza de presidente facente funzione della giunta regionale , Nino Spirli, si è assicurato ai comuni dell’ATO 3 crotonese i conferimenti degli scarti di lavorazione , solo per il periodo compreso tra il mese di luglio e il mese di dicembre del 2021, nei siti di Lamezia Terme e di Melicuccà. Il tempo utile, in tal caso, perché l’ATO di Crotone possa uscire dalla fase costitutiva e ricognitiva nella quale si è approcciata e che aiuteremo, come forze di opposizione, ad esercitare la sua funzione di programmazione e gestione di un settore delicato come quello dei rifiuti.
Decisione, quella del Presidente Abramo, alla quale mi auguro che l’assemblea dei sindaci dell’Ato 3 di Crotone assieme, e in concertazione , con il presidente facente funzione Spirli si opponga nei modi e nei termini che riterrà più opportuni e che il sottoscritto, in qualità di parlamentare del territorio, sin da subito, dichiara di approvare e di condividere. Nella consapevolezza che in questo momento storico la Calabria e i calabresi hanno bisogno di stare uniti per uscire dall’isolamento culturale e dall’arretratezza sociale in cui si trova ormai da molto, troppo tempo
Cordiali saluti,
Sergio Torromino
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