Ho letto per varie settimane e con estremo interesse numerosi articoli pubblicati dalle Vs testate sulla necessità o meno di installare sul porto commerciale di Crotone il famigerato “HotSpot” per l’accoglienza dei migranti . E’ quanto scrive in una nota stampa, Giuseppe Veltri segretario Provinciale Aggiunto SAP.
Prima ancora di addentrami nella specificità del fenomeno HotSpot, è interesse del SAP, sindacato di polizia che rappresento, voler porre in rilievo esclusivamente i dati tecnici del sistema nazionale della gestione dell’immigrazione, che grava esclusivamente sul personale della Polizia di Stato, evitando, quanto più possibile di commentare dichiarazioni di natura politica, molto spesso fuorvianti.
Non posso esser d’accordo su talune dichiarazioni che ho letto nelle scorse settimane sulle vostre testate giornalistiche e che intendono collegare il concetto, erroneo, che la presenza di un Hot Spot possa influenzare negativamente la vita sociale della città di Crotone.
Approfitto della vostra gentile ospitalità per chiarire da “tecnico”, spero in modo definitivo, cos’è un hot spot e quali sono i riflessi nella comunità sociale in cui esso è allocato.
L’HotSpot, tradotto in Italiano, è sinonimo di Posto di Sbarco Organizzato, secondo la disciplina adottata dall’Agenda Europea sulla Migrazione, datata 13 maggio 2015.
Colgo l’occasione nel svelare un altro arcano enigma: la città di Crotone è, di fatto, un hotspot da ben due anni !
Prova ne sono i continui sbarchi durante la stagione stiva che ormai si prolunga fino all’autunno inoltrato. Nel gergo ministeriale, attualmente Crotone è oggi individuata come “posto avanzato di sbarco”, con la differenza sostanziale che non è affatto organizzato!
Pertanto, adottare un sistema Hotspot consisterà nell’avere a supporto delle attività di sbarco una serie di strutture logistiche (moduli operativi) ed una organizzazione composta da una pluralità di Team, ognuno dei quali svolge i propri compiti istituzionali; faccio un esempio: il team sanitario ( SUEM 118) accoglierà in una struttura dedicata il migrante appena sbarcato e ne monitorerà lo stato di salute; il team Frontex approfondirà gli aspetti legati alla sicurezza europea; il team della Polizia di Stato curerà la prima identificazione, il foto segnalamento e le indagini di Polizia Giudiziaria , ect.
Infatti, come è ampiamente documentato dai Vs molteplici reportage fotografici sul porto, al momento dello sbarco non sono presenti le strutture tipiche dell’Hotspot ( i moduli ) che permettono di dare dignità al migrante approdato.
Oggi, purtroppo, l’assistenza al migrante avviene sulla banchina del porto, con l’ausilio di una sorta di “tendopoli” che oltre ad essere poco dignitosa dal punto di vista umanitario, rende oggettivamente difficile l’operato degli addetti ai lavori, poliziotti compresi.
E’ quindi evidente che chiunque si addentri in prolissi argomenti “tecnici” del sistema immigrazione, rischia di creare allarmismi inutili e fuorvianti.
A tal proposito posso tranquillizzare nuovamente la classe politica che il sistema hotspot prevede il trasferimento immediato verso altre regioni italiane dei migranti approdati; normalmente solo un 2-3 % circa viene introdotto nel Regional Hub di Isola di Capo Rizzuto, motivo per cui non rispecchia la realtà dei fatti quando si proclama che la città verrà invasa da orde di immigrati; l’avvento di un struttura organizzata sul porto di Crotone porterà, sicuramente, un miglioramento delle buone prassi di sicurezza sanitaria e di polizia.
Senza offesa per nessuno, ma le varie sfumature politiche che ho avuto modo di leggere sui vostri quotidiani possono essere, a mio modesto giudizio, un buon pretesto per fare due chiacchiere al bar o sotto l’ombrellone .
Tuttavia, vorrei anch’io, nella mia veste di rappresentante sindacale della categoria dei poliziotti, inserire una nota di seria riflessione attraverso la quale, spero, si apri un dibattito serio sull’efficienza delle strutture strategiche di questa città, verso la quale la trascorsa classe politica locale e regionale si è ben tenuta lontano dall’intervenire.
Sono anni che il SAP tenta di accendere i riflettori Ministeriali e politici sulla sede della Questura di Crotone, una struttura inadatta e non funzionale alle esigenze della collettività.
Purtroppo, registro con amarezza che la politica che ho finora conosciuto ha abdicato alle sue funzioni istituzionali.
Due anni fa ho indetto una conferenza stampa in cui ho sottolineato, ancora una volta l’esigenza indifferibile di avere una struttura degna di chiamarsi Questura, che non è solo l’edificio in cui lavorano i poliziotti ma, anche, ed io aggiungo soprattutto, la casa di tutti coloro che hanno un diritto da rivendicare .
In quell’occasione, di due anni fa, ho lanciato anche l’idea della “Cittadella della Sicurezza”, un luogo in cui dare dignità istituzionale alla Questura di Crotone ed all’Arma dei Carabinieri, proponendo anche il luogo in cui la cittadella può nascere.
Abbiamo proposto un’idea progettuale semplice e di gran risparmio per lo Stato Italiano, soprattutto perché è già realizzata, ferma con le “quattro frecce” dal 2008, come direbbe l’inviato di striscia la notizia, e situata in via G. da Fiore, luogo che ben si adatta alle esigenze dell’intera collettività .
Ecco, cari direttori, vorrei che la classe politica che nelle scorse settimane si è impegnata in discorsi fuorvianti sull’esigenza di avere a Crotone un Hotspot o meno, dimostrasse lo stesso ed identico impegno intellettuale nel fornire una struttura professionale alle forze di Polizia, in cui accogliere degnamente il cittadino che ci chiede assistenza o mediazione…
Oggi, questo è il vero punto di questione, spero di leggere da domani proposte virtuose.