C’è un quartiere che venera ancora il “re della droga”, che dalla metà degli anni Settanta alla sua uccisione, nel 1993, fece impazzire la DEA diventando uno dei criminali più ricchi della storia, con murales e ritratti. Ma per la maggior parte dei colombiani il suo nome è sinonimo di stragi e guerre civili. Pablo Escobar ha suggestionato già molti registi e sceneggiatori e sarà di nuovo protagonista sul grande schermo. L’ultimo film sarà presentato fuori concorso alla prossima Mostra di Venezia, Loving Pablo di Fernando Léon de Aranoa, sulla storia d’amore tra Escobar e una giornalista, con Javier Bardem e Penelope Cruz.
Non è solo il piccolo schermo a quanto pare ad essere affascinato dall”Elvis Presley del narcotraffico’, come l’aveva definito l’attore Pedro Pascal che in Narcos, la serie che Netflix ha dedicato al re della droga, interpreta l’agente Javier Pea. Ma non è tutto: Sean Penn intervistò il boss del narcotraffico El Chapo durante la latitanza, mandando su tutte le furie la Casa Bianca. Il narcotrafficante voleva realizzare un film autobiografico. Fondamentale per l’incontro l’intermediazione dell’attrice delle telenovelas messicane Kate del Castillo. Ora arriva Loving Pablo, in cui i premi Oscar Bardem e Cruz tornano insieme sul grande schermo per raccontare la vita del narcotrafficante colombiano, dall’ascesa criminale all’inizio degli anni ’80 fino alla morte nel 1993, passando per gli anni del narcoterrorismo, la lotta contro la possibile estradizione negli Usa e il rapporto con la giornalista Virginia Vallejo (Cruz), autrice del libro Amando a Pablo, odiando a Escobar, da cui è tratto il film. La Vallejo, dopo essere stata a lungo la sua amante, decise di collaborare con la giustizia favorendo la sua cattura. Il film, che sarà distribuito in Italia da Notorious Pictures, sarà presentato in anteprima mondiale, fuori concorso, alla 74. Mostra di Venezia.
Su Netflix il 1 settembre settembre torna Narcos: Escobar è morto e un nuovo impero si sta formando. La terza stagione sarà incentrata sul mondo del narcotraffico sudamericano, parlerà dei nuovi signori della droga, quelli del cartello di Cali, guidato da quattro potenti padrini: Gilberto Rodriguez Orejuela (Damian Alcazar), leader del cartello, “il capo dei capi”, Miguel Rodriguez Orejuela (Francisco Denis), fratello di Gilberto e suo braccio destro, Pacho Herrera (Alberto Ammann), l’uomo dei contatti internazionali e Chepe Santacruz Londono (Pepe Rapazote), il gancio con New York City.
Ma dei narcotrafficanti del Sudamerica si sono occupati negli ultimi 10 anni molte pellicole, oltre a un’altra serie di grande successo come Breaking Bad, trattando il commercio della droga da più punti di vista: quello dei criminali, così come quello di chi questo business malavitoso cerca di combatterlo e contrastarlo. Tra gli ultimi progetti in ordine cronologico, Escobar, il film con Benicio Del Toro nei panni del trafficante di droga colombiano. La pellicola, firmata dall’italiano Andrea Di Stefano e distribuita da Good Film, è uscita esattamente un anno fa e mescolava biografia e romanticismo attorno alla figura di Escobar. Il coprotagonista di del Toro/Escobar (Josh Hutcherson) è Nick, surfista canadese che pensa di aver trovato il paradiso quando raggiunge il fratello in Colombia. Poi incontra Maria, una splendida ragazza colombiana. I due si innamorano follemente e tutto va benissimo fino a quando Maria presenta Nick a suo zio: Pablo.
Tra i tanti film ispirati al mondo dei narcos, Traffic, diretto da Steven Soderbergh, vincitore di quattro Premi Oscar nel 2001); Blow di Ted Demme, con Franka Potente, Johnny Depp, Jordi Mollà, Penélope Cruz: tratto dalla storia vera di George Jung, il classico ragazzo di paese all’inseguimento del sogno americano, svela la storia dell’ascesa e caduta di George Jung, che diviene il braccio destro di Pablo Escobar; e ancora Sicario, diretto da Denis Villeneuve e interpretato da Emily Blunt, Benicio del Toro, Josh Brolin, che è stato presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2015.