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Terreni incolti a Crotone.

Redazione

“L’attività politica e amministrativa deve saper dare delle risposte concrete ai cittadini, attraverso proposte che possono dare alla città ed ai suoi abitanti opportunità di crescita e di sviluppo”.

Se ne dice convinto Giuseppe Renato Carcea, capogruppo di “Araba Fenice” in Consiglio Comunale a Crotone, che porta ad esempio di questa sua tesi l’idea di disciplinare l’affidamento di terreni pubblici incolti e sui quali così insediare degli orti urbani.

“Si tratta di un modello che, in altre realtà – spiega ancora Carcea – sta prendendo sempre più piede e permette di creare una rete produttiva agricola consentendo a coloro, singoli o associati, che vorranno spendersi in agricoltura, di gestire, previa concessione, appezzamenti pubblici insediando colture biologiche e di nicchia. In questa ottica, gli orti urbani possono rappresentare, per tanti nuclei familiari in difficoltà,un’opportunità per contenere le spese di acquisto di prodotti ortofrutticoli e contribuire al sostentamento familiare”.

Secondo il capogruppo dunque non solo una risorsa concreta per i singoli cittadini e le famiglie, ma un anche buon elemento per impattare positivamente sulla qualità della vita e per riprendere il contatto con l’ambiente e la natura, avendone maggiore cura.

“Si favorirebbe, in tal modo – prosegue il rappresentate di Araba Fenice – la valorizzazione di aree abbandonate al loro destino e l’evoluzione dell’imprenditoria agricola crotoniate verso nuove frontiere con l’obiettivo di allargare i propri orizzonti produttivi. Non è utopistico immaginare, anche nel nostro territorio, un percorso agroalimentare che si proietti in una dimensione nuova incentivando e sostenendo coltivazioni di qualità, anche non tradizionali per il nostro territorio, di specifici prodotti con processi di crescita brevi ma con elevata rendita di produzione”.

“Il tutto – aggiunge – abbinato all’idea di far partire un’agricoltura biologica a “Km0” immaginata, ad esempio, per garantire alle mense scolastiche cibo selezionato per i bambini che potranno così gustare i frutti della propria terra al riparo da problematiche di salubrità”.

Per Carce si tratta di un processo che include anche la sfera sanitaria “in quanto gli orti sociali – dice – sono luoghi adatti alla pratica dell’ortoterapia, una terapia occupazionale che consiste nell’impegno di una persona in attività di giardinaggio (garden therapy), orticultura, cura delle piante, con l’assistenza di un terapista esperto, al fine di ottenere risultati terapeutici”.

Un progetto trasversale che merita di essere allargato in ambito provinciale affinché anche i terreni di proprietà dell’Ente intermedio rientrino in questa rete produttiva locale che può diventare di grande potenzialità economica.

Carcea, dunque, “con spirito costruttivo”, sostiene, invita tutti a lavorare per l’approvazione di un regolamento che disciplini ogni aspetto normativo, tecnico e procedurale, “per offrire alla città ed ai suoi cittadini concrete occasioni di crescita”.

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