Riprese aeree, scansioni 3D e ricostruzioni in realtà virtuale hanno permesso di riportare alla luce i 5.000 metri quadri di una delle più grandi ville costruite dagli antichi romani in Sicilia: la villa di Durrueli a Realmonte, vicino Agrigento.
Gli scavi, guidati dalle nuove tecnologie, hanno consentito di ricostruire la misteriosa storia del sito: abitato fin dal II secolo d.C., venne trasformato nel V secolo in un piccolo villaggio ‘industriale’ addetto alla produzione di mattoni, tegole e ceramiche. A svelarlo sono gli archeologi dell’Università della Florida meridionale a Tampa (città gemellata con Agrigento), che continueranno a lavorare nel sito anche la prossima estate sempre in collaborazione con la soprintendenza ai beni culturali di Agrigento.
Archeologi al lavoro
Parti della villa erano già state scoperte alla fine degli anni Settanta durante alcuni scavi coordinati da un gruppo di ricerca giapponese, ma soltanto oggi si è riusciti a riportare alla luce tutta la struttura: questo grazie alla scansione aerea e terrestre in 3D dell’area, che ha guidato gli scavi facilitando l’interpretazione delle diverse fasi architettoniche che si sono succedute nel tempo. Dopo un mese di studi, gli archeologi statunitensi guidati dall’italiano Davide Tanasi hanno stabilito che la villa è stata ininterrottamente abitata dal II al VII secolo d.C..
Ricostruzione in 3D della villa romana
La scoperta di nuovi muri, livelli pavimentali, canali d’acqua e rampe di scale, dimostra che la struttura venne trasformata in un villaggio nel V secolo. Il ritrovamento di pentolame, lampade, distanziatori da fornace e ceramiche africane di epoca tardo-romana, fanno pensare che nel villaggio si producessero mattoni, tegole e vasellame in quantità industriali.