Alle prime luci dell’alba, i Finanzieri del Comando Provinciale di Padova, con la collaborazione dei reparti dipendenti dal Comando Provinciale di Catanzaro e Reggio Calabria e il supporto tecnico del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, a conclusione di una delicata e articolata indagine, denominata operazione “Ermes”, diretta dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale alla stessa sede, nei confronti di un trentenne calabrese, soggetto ritenuto contiguo alle cosche di Reggio Calabria “Tegano” e Condello, in ragione del grado di parentela in linea retta con un affiliato, per la violazione di reati contro la persona e il patrimonio, aggravati dal metodo mafioso, perpetrati in danno di una donna residente nel padovano. Contestualmente sono state eseguite diverse perquisizioni delegate dalla Procura Distrettuale di Venezia presso abitazioni e attività commerciali nelle province di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza.
Sulla base del quadro accusatorio sinora delineatosi, le ipotesi investigative allo stato contestate dalla citata Procura lagunare a sei indagati di origine calabrese, di cui uno sottoposto alla misura restrittiva della libertà personale, vanno, a vario titolo, dalla violenza privata alle lesioni personali e agli atti persecutori, dalla detenzione e porto abusivo di arma da fuoco con munizioni all’estorsione, dalla ricettazione al tentativo di rapina e al furto in abitazione, fino a un episodio di danneggiamento seguito da incendio, reati perpetrati, con l’aggravante del metodo mafioso, nella Provincia di Padova. L’attività investigativa trae origine dalla denuncia sporta da una persona, nel dicembre 2019, per presunti atti di violenza subiti dall’ex compagno, imprenditore calabrese e operante da diversi anni nel catanzarese nel settore del commercio della carne, con cui aveva stretto una relazione sentimentale.
Le indagini fornivano utili elementi di riscontro alle lamentate condotte minacciose e intimidatorie, spesso concretizzatesi anche nella pronuncia di frasi evocative della vicinanza dell’uomo, per ragioni familiari, a un contesto criminale ben strutturato. Un particolare episodio minaccioso, in continuità con quelli precedenti registrati nel periodo tra ottobre e dicembre 2019, sarebbe avvenuta all’interno dell’abitazione di proprietà della vittima, allorquando l’uomo puntava verso la donna una pistola, successivamente rinvenuta e sottoposta a sequestro dai militari operanti. La sequenza di atti di minaccia e violenza denunciati dalla donna culminava in condotte che avrebbero indotto la stessa in uno stato di totale prostrazione per impossessarsi della sua abitazione
e ivi stabilirsi, custodire l’arma clandestina e ospitare altre persone, perlopiù collaboratori dell’impresa di famiglia provenienti dalla Calabria con diverse condotte intimidatorie anche
accompagnate da violenza fisica e da un concomitante incendio dell’autovettura della donna vittima delle minacce. L’attività di servizio in rassegna testimonia ancora una volta la necessità della collaborazione delle parti offese.