Per evitare che continui lo scarico nel mare Jonio di acqua contaminata proveniente dall’impianto nucleare Itrec di Rotondella (Matera), la Procura della Repubblica di Potenza ha fatto eseguire stamani il sequestro di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico. I reati ipotizzati nell’inchiesta sono: inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. Ma lo smantellamento del sito potrà proseguire.
L’impianto di Rotondella è gestito dalla Sogin e il sequestro riguarda anche l’impianto “ex Magnox”, che si trova nella stessa area. Le indagini sono cominciate dal “grave stato di inquinamento ambientale causato da sostanze chimiche” – cromo esavalente e tricloroetilene, che sono cancerogene – in cui si trova la falda acquifera sottostante il sito nucleare. Le sostenze sono usate per il riprocessamento di barre di uranio-torio.
Secondo le risultate dell’inchiesta, l’acqua contaminata “non veniva in alcun modo trattata”: attraverso una condotta, “dopo aver percorso alcuni chilometri, si immettevano direttamente nel mare Jonio”. Di conseguenza, “in via d’urgenza” la Procura distrettuale di Potenza ha disposto il sequestro, eseguito dai Carabinieri del Noe. Lo smantellamento dell’Itrec “obbligherà” comunque “i responsabili dei siti – sotto la diretta vigilanza della Procura della Repubblica di Potenza – ad adottare le indispensabili misure a tutela dell’ambiente e della salute pubbliche che fino ad oggi non erano state prese”.
Sono almeno cinque – secondo quanto si è appreso – le persone indagate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza sullo smaltimento di rifiuti di lavorazione provenienti dall’impianto nucleare Itrec di Rotondella (Matera): si tratterebbe dei referenti dei procedimenti di controllo e smaltimento delle acque. L’indagine è cominciata lo scorso anno da parte della Procura di Matera: i fascicoli sono poi passati per competenza alla Procura distrettuale del capoluogo lucano. Le sostanze chimiche scoperte dagli investigatori nella falda acquifera sono state utilizzate per il trattamento delle barre di uranio/torio: le acque così contaminate dovevano essere poi trattate prima di essere smaltite ma, secondo quanto emerso dalle indagini, sono state invece sversate “tal quale” nel mar Jonio partendo dalla struttura, e dopo aver attraversato alcuni chilometri che separano lo stabilimento dalla costa.
“Nessuna anomalia radiologica all’interno dell’impianto Itrec di Rotondella” afferma la Sogin precisando che “gli scarichi delle acque sono effettuati in conformità con la formula di scarico; non vi è alcun pericolo per i lavoratori, la popolazione e l’ambiente”. L’analisi di rischio avviata da Sogin nel 2015 e “approvata il 10 aprile 2018 dalla Conferenza di Servizi e in attesa dell’ultimo parere dell’Ente provinciale, ha individuato come probabile fonte primaria di contaminazione una sorgente esterna al perimetro delle attività di Sogin. Si è in attesa delle determinazioni per procedere all’avvio delle attività di bonifica”, afferma la società.
La Sogin informa anche che la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza le ha notificato il Decreto di sequestro preventivo riguardante il bacino di raccolta acque dell’Itrec (gestito da Sogin), “costituito da tre vasche aperte all’interno dell’area di proprietà Enea; la condotta di scarico a mare, in gestione a Sogin; il serbatoio interrato e relativa condotta in ex area Magnox, all’interno dell’impianto in area Enea, non in gestione a Sogin”.
Le strutture sequestrate in gestione a Sogin “sono utilizzate, secondo quanto previsto nel Rapporto Finale di Sicurezza della Licenza di Esercizio, per emungere, convogliare e quindi scaricare l’acqua di falda soggiacente il sito per evitare che la stessa interferisca con le strutture dell’impianto”, spiega la società. La Sogin ricorda che “nel 2015 le analisi di laboratorio sui campioni d’acqua di falda hanno evidenziato in alcuni punti il superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) per alcuni parametri chimici, non radiologici (trielina, cromo esavalente, ferro, idrocarburi totali), rispetto ai valori massimi consentiti dalla normativa vigente”. La società ha quindi “immediatamente attivato le procedure previste dalla normativa notificando, assieme ad Enea, agli Enti preposti (Prefettura di Matera, Regione Basilicata, ARPA Basilicata, Provincia di Matera e Comune di Rotondella) quanto riscontrato”.