Negli ultimi due decenni la copertura vegetale nelle aree montane è aumentata e, con essa, la durata della stagione vegetativa e la presenza di specie ‘termofile’, cioè legate a climi più miti. Tutti effetti del riscaldamento globale in atto. I dati emergono dalle ricerche di Lter Italia, la branca italiana (gestita dal Cnr) della rete mondiale di ricerca ecologica a lungo termine.
In un primo studio, dedicato agli ecosistemi montani, è stato analizzato l’effetto del cambiamento climatico su Alpi e Appennini, compresi i laghi alpini. “L’analisi ha dimostrato l’importante ruolo degli ecosistemi d’alta quota come ‘sentinelle’ del riscaldamento globale – afferma Michela Rogora di Ise-Cnr -. Essi rispondono molto rapidamente ai fattori climatici, mostrando alterazioni non solo nelle temperature, ma anche nelle condizioni del suolo, nella copertura vegetale e nei cicli degli elementi”.
Il secondo articolo ha riguardato l’analisi di 22 diversi ecosistemi acquatici: laghi di montagna, subalpini e artificiali, acque lagunari e marine costiere di Alto Adriatico, Golfo di Napoli, Sardegna e promontorio di Portofino.
“Tra le principali tendenze abbiamo riscontrato un aumento della temperatura delle acque superficiali stimata nei laghi subalpini in +0.2 °C per decade dagli anni ’70”, afferma Alessandra Pugnetti di Ismar-Cnr. Questo ha prodotto l’allargamento della diffusione di specie di plancton legate a climi miti, un periodo di sviluppo anticipato e allungato per diverse specie e una riduzione dei nutrienti e della clorofilla fino al 50% in due decenni.