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Eni, partono i cantieri della bioraffineria a Gela

Redazione

Con il rilascio dell’autorizzazione VIA/AIA da parte del ministero dell’Ambiente della Tutela del Mare e del Territorio e dal ministero Dei Beni Culturali, Eni avvia i lavori per il completamento della Raffineria Verde di Gela, che sarà ultimata entro giugno 2018. La firma del decreto, spiega la società, è un elemento fondamentale per completare la trasformazione verde della raffineria e rappresenta un ulteriore passo avanti nella realizzazione delle attività previste nel Protocollo di fine 2014.

La prima fase del progetto di riconversione della raffineria di Gela, che comprendeva le attività di adeguamento degli impianti esistenti della raffineria, era stata avviata nell’aprile 2016. La costruzione del nuovo impianto di produzione idrogeno, “Steam Reforming”, per il quale sono state portate avanti tutte le attività preliminari, rappresenta la “svolta” per avviare la produzione entro il giugno 2018 e consentire entro il 2019, con il completamento anche del secondo nuovo impianto di pretrattamento delle biomasse, l’utilizzo delle materie prime di seconda generazione composte dagli scarti della produzione alimentare, che comunque sarà possibile lavorare in piccole percentuali anche nella prima fase.

Quella di Gela, spiega ancora l’Eni, sarà una delle poche raffinerie del mondo ad elevata flessibilità operativa, in grado di trattare anche il 100% di cariche advanced e unconventional. Le materie prime future deriveranno da scarti della produzione alimentare, quali olii usati, grassi animali e sottoprodotti legati alla lavorazione dell’olio di palma (PFAD – acidi grassi). Questa caratteristica farà di Gela un impianto a elevata sostenibilità ambientale proprio per l’utilizzo di cariche che diversamente andrebbero smaltite come rifiuti, con aggravio dei costi per la comunità e impatto sull’ambiente. Inoltre, la Raffineria Verde, in linea con l’ultima normativa EU, ridurrà del 60% le emissioni di gas serra.

Eni conferma che le attività a Gela dal punto di vista tecnico e operativo proseguono in linea con gli impegni assunti nel Protocollo e che dalla firma dell’Accordo a fine giugno 2017 sono stati investiti sul territorio complessivamente 535 milioni di euro. Relativamente all’occupazione, nel 2016 sono stati impiegati in media 1.400 lavoratori dell’indotto, rispetto ai 1.200 previsti nel Protocollo, confermando l’incremento del 18% già registrato nel 2015. Anche nel primo semestre 2017 i dati evidenziano che il livello di occupazione dell’indotto ha superato in media le 1.450 risorse, rispetto alle 1.000 previste nel Protocollo, con un picco record di circa 1.600 persone a giugno scorso che comprende i lavoratori impegnati nella raffineria, sia per la riconversione sia per attività operative, in upstream e in attività di risanamento ambientale. Dalla firma del Protocollo fino alla fine del primo semestre 2017, saranno stati avviati 158 cantieri 91 dei quali completati.

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