Per quasi mezzo secolo, dal 1960 al 2005, il Mediterraneo occidentale ha aumentato gradualmente la sua temperatura e la sua salinità, ma dal 2005 questo processo ha raddoppiato la sua velocità, a causa del riscaldamento globale. Lo sostiene Katrin Schroeder, ricercatrice dell’Istituto di scienze marine del Cnr di Venezia (Ismar-Cnr), che sul tema ha coordinato due studi internazionali pubblicati sulla rivista Scientific Reports in collaborazione con il National Oceanography Centre di Southampton (Uk) e l’Institut National des Sciences et Technologies de la Mer di Salamboo (Tunisia).
“Il Mar Mediterraneo è una delle regioni più soggette all’aumento delle temperature e alla riduzione delle precipitazioni – spiega Schroeder -, dove gli effetti del global warming si manifestano più rapidamente che negli oceani, anche perché i tempi di ricambio delle acque sono relativamente brevi rispetto a quelli di un oceano”.
Nel bacino orientale, spiega la ricercatrice, “siccità e temperature hanno recentemente raggiunto livelli record rispetto agli ultimi 500 anni”. L’acqua calda si sposta dal bacino orientale verso quello occidentale passando dal Canale di Sicilia. Dal 1960 al 2005, scrive Schroeder, “il contenuto salino e di calore di quest’acqua è aumentato gradualmente, mentre dal 2005 questi parametri stanno crescendo a velocità doppia”.