Il 3 agosto, giorno successivo alla mia denuncia al Sindaco di Crotone circa la possibile presenza di rifiuti radioattivi nelle trincee di Corso Mazzini, l’ARPACal è stata investita del compito di eseguire misurazioni radiometriche atte a verificare quanto segnalato. Contestualmente la committenza, cioè il Commissario Straordinario Unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi di colletta fognatura e depurazione delle acque reflue urbane, veniva sollecitata a “valutare ogni opportuno intervento di propria competenza”. La risposta del dott. Enrico Rolle al Sindaco, inviata anche a me per conoscenza, non si è fatta attendere (6 agosto) e mi offre lo spunto per la presente riflessione.
Nel testo, il Commissario ammette preliminarmente che “è da tempo nota la presenza diffusa sul territorio del comune di Crotone di materiali di varia natura, per lo più scarti di lavorazioni industriali…utilizzati come sottofondo nella realizzazione di infrastrutture viarie.” Richiama poi il fatto che a giugno 2017, all’avvio degli scavi, “a causa del rilevamento di materiale analogo a quello oggetto di segnalazione (!), gli scavi stessi furono sospesi per dare avvio ad una serie articolata di accertamenti, caratterizzazioni e approfondimenti che hanno portato alla redazione di uno specifico Documento di Valutazione del Rischio Radiologico (DVRR).”
Ottenuta dal Prefetto, il 14 giugno 2018, conformemente al parere favorevole di ISPRA e dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro circa il DVRR, e senza che gli altri enti competenti (Comune, ASP e ARPACal) formulassero osservazioni, l’autorizzazione con prescrizioni alla messa in sicurezza del TENORM già depositato “in quattro cassoni scarrabili”, i lavori sono ripresi e procedono attenendosi a quel protocollo. In base alla “specifica relazione sulla gestione del materiale in questione” consegnata al Commissario dalla Direzione Lavori dopo la mia denuncia-segnalazione, il dott. Rolle si dice disponibile ad eventuali approfondimenti ma dichiara che “non sembra emergere l’esigenza di ulteriori interventi dello scrivente Commissario”.
Sull’altro fronte, quello delle verifiche sul campo, al Prefetto che ieri (8 agosto) ha chiesto all’ARPACAL aggiornamenti sugli esiti delle attività svolte in Viale Gallucci, Via Corrado Alvaro e Corso Mazzini, l’Ufficio interpellato risponde oggi con l’invio, esteso anche a me per conoscenza, della relazione del Laboratorio Fisico “Ettore Majorana” contenente i risultati delle misurazioni radiometriche svolte due giorni fa, il 7 agosto, condotte esclusivamente in Corso Mazzini.
Nelle conclusioni, il dott. Procopio dichiara: “Considerato che, l’attività di estrazione del materiale contaminato è relativa solo alla quota di materiale scavato, dalla visita effettuata in data 07/08/2018, allo stato, non emergono particolari elementi di preoccupazione per l’esecuzione dei lavori”. La sola anomalia radiometrica registrata, infatti, si legge al paragrafo precedente, riguarda il “cumulo residuale, in attesa di essere smaltito secondo le procedure previste”, cumulo “dove è ben evidente la presenza di metasilicati contenenti TENORM”, teste un altro passo. E tornando alle conclusioni, il dott. Procopio aggiunge: “I materiali estratti e contaminati sono stati regolarmente smaltiti, come risulta dai formulari acquisiti dal comune”.
Orbene, nonostante le rassicurazioni, qualcosa non torna e vorrei cercare il bandolo della matassa. La mia denuncia si basa sulle immagini (diurne e notturne) che, assente da Crotone per ovvie ragioni di mandato, mi sono state fornite da concittadini. Faccio una prima osservazione: se esistono, come esistono, immagini notturne, significa che l’attesa di smaltimento del TENORM “secondo le procedure previste” può superare la durata della giornata lavorativa in cantiere, lasciando esposto il rifiuto radioattivo per un tempo – posso dirlo? – più lungo del necessario. L’ARPACal lo sa e con fine diplomazia scrive al riguardo che “il materiale contaminato viene di solito stoccato e smaltito in tempi relativamente brevi”. Sulle fotografie messe a mia disposizione non c’è traccia, inoltre, del “telo di spessore adeguato” utile a ridurre il rischio di inalazione di polveri che invece i tecnici ARPACal hanno trovato in uso nel sopralluogo del 7 agosto.
Alle immagini fisse associate alla mia segnalazione si aggiunge però un filmato dal quale, senza equivoco, si evince che parte del TENORM estratto e accantonato nei cumuli residuali “in attesa di essere smaltito correttamente”, è stato poi gettato di nuovo nella trincea, al momento della chiusura della stessa, più tardi di norma “sigillata in cemento” per posare l’asfalto o la pavimentazione previsti.
Vogliamo pensare che il caldo di fine luglio-inizio agosto abbia indotto in errore il manovratore del mezzo meccanico, facendogli dimenticare la prevista modalità di smaltimento del TENORM, e che proprio allora, con tempismo perfetto, il cittadino munito di telecamera l’abbia colto in fallo? O vogliamo dirci francamente che forse quella stessa incoscienza (perché respingo il dolo ad ogni costo) per cui i dispositivi di protezione individuale prescritti nell’esecuzione di lavori stradali non sono indossati, spesso, salvo esibirli intonsi durante sopralluoghi e visite ispettive, potrebbe spiegare anche la scena filmata in Corso Mazzini? Crotone sa troppo bene a quali conseguenze tragiche possa condurre quel genere di ‘leggerezza’, spontanea o indotta che sia.
“Durante le operazioni di scavo dove è probabile una eventuale presenza di meta silicati”, leggo ancora nella Relazione ARPACal, “vengono osservate le prescrizioni indicate dalla Prefettura e dall’Esperto Qualificato; i lavoratori indossano i dispositivi di protezione individuale, impiegano i nebulizzatori con il fine di abbattere le polveri contenenti TENORM”. Sì perché il rischio radiologico legato al TENORM si concretizza sia per contatto sia per inalazione di polveri.
Non mi permetto di dubitare che quanto sopra sia stata e sia la realtà, nel cantiere che oggi interessa Corso Mazzini, ma vorrei richiamare tutti alle proprie responsabilità verso se stessi e verso gli altri. Con il Prefetto, che mi ha garantito ribadirà prudenzialmente le prescrizioni già emesse, ho concordato di organizzare, in autunno, un seminario finalizzato ad aiutare tutti i lavoratori crotonesi del settore ad identificare i rifiuti industriali presenti nel sottosuolo cittadino, conoscerne l’origine e la pericolosità caso per caso, sapere come intervenire per garantire la salute propria e dei residenti esposti. È fondamentale, a mio avviso, che questi operatori stringano un patto con i cittadini per difendere la salute pubblica.
Ho già preso contatti con i vertici dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) per avere relatori di alto profilo e altri ne inviterò da tutte le categorie di tecnici coinvolte, perché l’incontro in programma possa essere una reale occasione di ascolto e confronto con chi giornalmente, a Crotone, è protagonista dell’involontaria “Caccia all’intruso”. Mi auguro che l’occasione possa aiutarci ad acquisire finalmente la consapevolezza che siamo seduti, tutti noi crotonesi, su una polveriera. È un fatto e i fatti, diceva Aldous Huxley, non cessano di essere tali solo perché noi li ignoriamo.