Secondo l’avvocato generale della Corte di Giustizia Ue, è conforme al diritto europeo la “stretta” italiana del 2010 sulle concessioni del gioco e delle scommesse. E il giudice nazionale può rivolgersi alla Corte Ue anche dopo una pronuncia della Corte Costituzionale.
La Global Starnet, società di diritto britannico concessionaria “della rete per la gestione telematica del gioco lecito”, aveva contestato la legge italiana che nel 2010 ha introdotto nuovi requisiti per i titolari di concessioni, applicabili anche alle concessioni esistenti. L’avvocato generale – i cui pareri sono quasi sempre ripresi dalle sentenze della Corte – respinge le contestazioni. Non ritiene le disposizioni nazionali “una restrizione alla libertà di stabilimento, perché “è giustificata dallo scopo di migliorare la solidità economico-finanziaria dei concessionari e di rafforzarne l’affidabilità e l’onorabilità, nonché di combattere la criminalità”. Esclude, poi, che la normativa nazionale comporti la violazione dei principio di libertà d’impresa. E sottolinea, infine, che Global Starnet “non può lamentare la violazione del legittimo affidamento, mancando un chiaro ed espresso impegno da parte dell’autorità competente a conservare la situazione esistente, la quale, quindi, ben poteva essere modificata nell’ambito del potere discrezionale delle autorità nazionali”.