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Contratti a progetto in Fincalabra. De Rose condannato a un anno e otto mesi

Redazione

Un anno e otto mesi di reclusione: questa la condanna inflitta all’imprenditore cosentino Umberto De Rose, ex presidente di Fincalabra, la finanziaria della Regione Calabria, dal Tribunale di Catanzaro.
De Rosa era alla sbarra nel processo che era scaturito dall’indagine della Procura del capoluogo su alcuni contratti di collaborazione che sarebbero stati siglati con l’ente in house della Regione.
L’ex presidente di Fincalabra, che era assistito dagli avvocati Franco Sammarco e Gregorio Viscomi, era accusato di abuso d’ufficio: gli inquirenti gli contestavano tre contratti di collaborazione a progetto, uno dei quali riguardava la figlia del sottosegretario allo Sviluppo Economico Antonio Gentile.
I giudici si sono riuniti in camera di consiglio e dopo due ore, pur riconoscendo a De Rose le attenuanti generiche, gli hanno inflitto una pena più alta di due mesi rispetto a quella richiesta dal Pm Domenico Assumma durante la sua requisitoria, che era invece di un anno e mezzo.
L’INDAGINE DELLA PROCURA

L’ex presidente di Fincalabra era stato rinviato a giudizio a fine luglio del 2015. L’indagine aveva portato ad indagare i componenti del Consiglio d’amministrazione dell’ente e della commissione esaminatrice, a cui si contestava l’abuso d’ufficio relativamente ad alcune assunzioni.
Per De Rose erano cadute, poi, le accuse di minaccia nei confronti di una dirigente regionale e di abuso d’ufficio per l’incarico affidato ad Andrea Gentile, figlio del senatore “Tonino”, mentre era rimasto in piedi in relazione ai tre contratti, tra cui quello di Lori Gentile, figlia del sottosegretario.
Secondo il Gup, allora, gli incarichi sarebbero stati “frutto dell’iniziativa del presidente di Fincalabra”: questo quanto sostenne il magistrato Assunta Maiore nelle motivazioni della sentenza con cui, al termine del rito abbreviato, erano stati assolti i membri della commissione esaminatrice (Sergio Campone, Giuseppe Frisini, Vincenzo Ruberto) e quelli del Cda (Antonio Idone e Leonardo Molinari).
L’inchiesta era iniziata dopo una denuncia del presidente della commissione di vigilanza del Consiglio regionale, Chizzoniti.
Sempre per il Gup, Fincalabra sarebbe stata “un braccio operativo della Regione, assimilabile a una ramificazione dell’amministrazione regionale” per cui gli organi sociali, il Cda e il suo presidente, sarebbero stati dei “pubblici ufficiali”.
L’ente pertanto sarebbe stato tenuto “all’applicazione della regola della selezione pubblica e del concorso per la selezione del personale”. Per questo il Giudice per le udienze preliminari aveva ritenuto sussistente, rinviando a giudizio De Rose, l’ipotesi di reato relativa ai tre contratti stipulati con soggetti che definì come non “selezionati dalla short list, senza i requisiti preliminari e senza che venisse effettuato il colloquio come per gli altri aspiranti e assunti”.

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