“La grande gioia, dell’abbraccio tra il piccolo Cisse, il bimbo della Costa D’Avorio di 5 anni, sbarcato da solo al porto di Corigliano il 15 luglio scorso, e il suo papà, è rimandata di qualche giorno. Il tempo di avere la certezza scientifica della paternità del genitore, con il risultato del test del Dna cui oggi il Tribunale dei Minori di Catanzaro, presieduto dal giudice Lorenzo Trovato, ha sottoposto, separatamente, il bambino e il suo papà”.
È quanto afferma il leader del Movimento Diritti Civili Franco Corbelli, che aveva, subito dopo lo sbarco di questo bambino, reso noto (il 16 luglio per la prima volta) questo caso umano e promosso una ininterrotta mobilitazione mediatica e istituzionale e che prosegue: “oggi, si sono ritrovati, in Tribunale a Catanzaro, senza purtroppo ancora potersi vedere, incontrare e abbracciare il piccolo Cisse e il suo papà. I giudici del Tribunale dei Minori prima di assegnare questo bambino vogliono la certezza della paternità con la conferma del test del Dna. Eccezionalmente, considerando il caso umano, i risultati del Dna saranno comunicati entro pochi giorni”.
“Il papà del piccolo Cisse ha intanto espresso la volontà di portarsi il suo bambino in Francia con la speranza di essere presto raggiunto anche dalla moglie e mamma del bambino, una volta che individuata la prigione della Libia, dove la tengono rinchiusa gli scafisti, sarà liberata e autorizzata ad arrivare in Italia, con un corridoio umanitario, che oggi ancora una volta – aggiunge Corbelli – chiedo al ministro degli Interni, Marco Minniti, di attivare. Il padre del piccolo Cisse dopo il test del Dna è ritornato nella struttura di accoglienza, in provincia di Catanzaro, che lo sta ospitando, mentre il bambino, accompagnato dall’ispettore di polizia che, con la sua famiglia, lo ha in affido ha fatto ritorno a Rossano. Il bambino continua ad essere ancora tenuto all’oscuro del ritrovamento e dell’arrivo del suo papà. Si è perfettamente integrato, in modo meraviglioso in questa famiglia del poliziotto che ha altri tre bambini in affido”.
“Il piccolo Cisse gioca e scherza con loro, ha iniziato a parlare anche in italiano, alterna paroline in francese e in italiano e ha espresso il desiderio di andare a scuola – conclude il promotore dei diritti umani Corbelli – ma l’iscrizione a scuola non è stata autorizzata dai giudici perché tra pochi giorni, dopo i risultati del test del Dna, il bambino sarà affidato e consegnato al padre che ha già fatto sapere di volerlo portare in Francia”.