E’ libero Francesco Bagalà, 41 anni, imprenditore di Gioia Tauro. A deciderlo è stata la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, che, accogliendo le argomentazioni dei difensori, avvocati Domenico Alvaro e Valerio Spigarelli, a conclusione del secondo giudizio di rinvio, ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura Distrettuale di Reggio Calabria avverso l’ordinanza di scarcerazione per mancanza di gravità indiziaria, pronunziata, su un primo rinvio dalla cassazione, dal Tribunale del riesame con riferimento alle imputazioni di stampo mafioso. La misura degli arresti domiciliari applicata dal TdL con riferimento alle altre imputazioni (turbative d’asta ed associazione per delinquere comune) era stata sostituita, nel settembre scorso, su istanza dell’avv. Domenico Alvaro, dal Tribunale di Palmi davanti al quale si sta trattando il processo “Cumbertazione”, con l’obbligo di dimora.
Per la cronaca: L’imprenditore era stato tratto in arresto, nel marzo dello scorso anno, per l’ accusa di partecipazione ad associazione mafiosa facente capo alla potente famiglia Piromalli, numerose turbative d’asta ed altri reati, aggravati dall’art. 7 della legge antimafia. Accuse che non avevano superato il controllo del giudizio di legittimità nel processo “Cumbertazione” che lo vede imputato unitamente ad altri suoi congiunti, funzionari e professionisti.
la Suprema Corte di Cassazione, lo scorso mese di gennaio, aveva annullato con rinvio, per un nuovo e più approfondito esame, l’ordinanza del Tribunale della libertà di Reggio Calabria, condividendo le censure difensive incentrate sulla mancanza di elementi indiziari idonei a giustificare l’applicazione di una misura cautelare per partecipazione ad associazione mafiosa. In particolare, a Francesco Bagalà, che insieme al padre Luigi, si occupava dell’attività imprenditoriale nel settore dei lavori pubblici, si rimproverava di avere agevolato la cosca Piromalli.
I difensori dell’imprenditore, nel contestare radicalmente l’impianto accusatorio, avevano dimostrato, depositando una corposa documentazione con indagini difensive, memorie tecniche, che le società del Bagalà non avevano alcuna cointeressenza con i Piromalli né con altre famiglie della criminalità organizzata, tanto è vero che, dopo aver subito qualche attentato, avevano fatto ricorso per la protezione dei cantieri a servizi di vigilanza e sicurezza, come la Sicurpiana, sostenendo per questo ingenti costi.
il Tribunale della libertà, aveva annullato la misura detentiva quanto ai reati di natura mafiosa, concedendo poi gli arresti domiciliari per i reati residuali, esclusa l’aggravante di mafia. Contro tale decisione era insorto l’ufficio della Procura Distrettuale presentando ricorso per cassazione, che la Suprema Corte ha ora dichiarato inammissibile mettendo una pietra tombale sulla posizione cautelare di Francesco Bagalà che seguirà il processo che lo riguarda in stato di libertà.