La questione è chiarissima: nel 2016 la giunta, sostenuta dal consiglio comunale al completo, ha chiesto piagnucolando al Ministero una eccezione al Codice dei beni culturali, cioè di fatto una deroga alla legge che vale per tutti in Italia, e inopinatamente l’ha ottenuta. L’ha ottenuta per due anni, scadenza 18.7.2018, data entro la quale hanno giurato di smontare le tribune, del resto montate perché rimovibili e prese in affitto. Nei due anni trascorsi non solo non è stato costruito il nuovo stadio ma neppure deciso dove farlo, e le tribune intanto sono state COMPRATE. Non c’era alcuna volontà di mantenere i patti e il Ministero lo ha capito. Davanti alla seconda richiesta di violare la legge, ha detto no. L’amministrazione Pugliese ha gestito tutto e malamente. Io non me ne occupo più da gennaio, quando per l’ultima volta chiesi al Ministero notizie proprio perché si avvicinava la scadenza, e come avevo fatto spesso perché con l’associazione culturale di cui faccio parte monitoro tutto ciò che riguarda i beni culturali crotonesi. In campagna elettorale dissi espressamente che per me il Ministero poteva dare proroga di 1 o 1000 anni, fa lo stesso, perché l’errore era del 2016. Io non me ne sarei occupata, non avendo condiviso la scelta (di Comune e Ministero) fin da allora. Questo è quanto. Fa comodo a Pugliese e ai suoi, poiché da sempre cercano di zittirmi su antica Kroton, far passare me per responsabile di un pasticcio che hanno creato, coltivato e concluso loro, affossando con sé stessi la città. Tenterò di mediare con il Ministero ma la situazione è molto compromessa.
Questione stadio di Crotone. La senatrice Corrado spiega i termini della vicenda: l’errore risale al 2016.
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