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In qualità di Presidente dell’Associazione Culturale “La Calabria nel Mondo”, con sede a Reggio Emilia e interpretando il pensiero di molti cittadini e amici colpiti da questa immane tragedia del naufragio dei Migranti sulla spiaggia di Steccato, ho sentito l’esigenza di esprimere personalmente al sindaco di Cutro la solidarietà dei calabresi che vivono in queste province d’Italia.
L’ho sentito provato come provati, mi ha confermato, sono tutti coloro che hanno portato il primo soccorso e che hanno operato sul posto. Mi ha raccontato che lo stesso Presidente Mattarella gli ha chiesto di farsi portatore dei suoi ringraziamenti nei confronti della sua comunità e di tutti quei cittadini volontari che si sono prodigati nei soccorsi.
Anche io l’ho ringraziato per tutto quello che stavano facendo, vista la lontananza e l’impossibilità di essere utili e di sostegno. Ho espresso la nostra volontà di contribuire con azioni concrete e con apporto di idee al fine di non rendere tutto questo vano.
Un sentito ringraziamento lo vogliamo esprimere a tutte le forze dell’ordine, ai volontari, a tutti i Sindaci della provincia di Crotone che hanno dato il loro supporto e la loro cooperazione.
Pur non rivestendo un ruolo istituzionale, ho sentito la necessità di rendere pubblica tale solidarietà e vicinanza umana dalla terra d’Emilia.
Questa tragedia mi ha fatto ricordare la mostra fotografica dal titolo “Raggi di Vita” che nel 2003 organizzammo con il fotografo Salvatore Anastasio, all’Hotel Posta di Reggio Emilia. La fotografia simbolo dell’iniziativa era quella del tramonto alla foce del Fiume Tacina. Ebbene dopo venti anni proprio quei luoghi diventano tristemente noti per un naufragio. Le speranze in un futuro migliore di oltre un centinaio di vite umane, la Prefettura di Crotone comunica che ancora dovrebbero mancare all’appello tra le 27 e le 47 persone, si sono infrante sulle secche generate dai sedimenti che il fiume stesso, nel suo lento scorrere, ha versato nel mare in quella parte di costa del Golfo di Squillace.
Personalmente poi vedere tutte quelle bare allineate sul pavimento del PalaMilone mi ha amareggiato e fatto riflettere. Ho pensato alla contraddizione tra l’utilizzo fattone per la camera ardente dei funerali delle vittime del naufragio e lo spazio consacrato alla sana competizione sportiva dedicato a colui che è considerato il più grande atleta dei giochi dell’antichità, ricordato per la forza smisurata, ma soprattutto per le imprese atletiche.
Nella sua epoca Milone fu il dominatore assoluto di tutti i giochi, con un dominio durato 24 anni, gesta che nessun altro uomo ha saputo ripetere. Vinse ovunque, riportando sei vittorie nei giochi olimpici, sei nei giochi pitici, dieci nei giochi istmici e nove nei giochi nemei. Tanta era l’ammirazione per Milone che lo scultore Dameas gli fece erigere una statua nello stadio di Olimpia, in cui era rappresentato ritto su un disco con i piedi uniti.
Ebbene mi sono chiesto: “cosa ne penserà l’atleta di un tale utilizzo?”
Un posto di villeggiatura estiva non può diventare un luogo di speranze infrante e in aggiunta di tali dimensioni.