Mille volte il sisma di Amatrice. Registrato in tutto il mondo
Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri: è la firma di uno dei terremoti più violenti mai registrati in Turchia.
Con una magnitudo di 7,8, il sisma avvenuto fra il Sud-Est della Turchia e il Nord della Siria è stato mille volte più forte di quello di Amatrice del 2016 e 30 volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980. La scossa, seguita da centinaia di repliche, è stata registrata dai sismografi di tutto il mondo, fino alla Groenlandia, come ha rilevato l’Istituto geologico danese.
Il terremoto è avvenuto in una zona altamente sismica, punto d’incontro della placca Est anatolica, di quella Arabica e dell’Africana, con la prima che viene schiacciata dalla placca Arabica e spinta a Ovest, verso l’Egeo. Ad attivarsi è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica, che “è una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana”, osserva il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.
E’ lungo questa faglia che i due lembi del suolo si sono spostati: “nella zona di massimo movimento è avvenuto uno spostamento di almeno tre metri”, aggiunge Doglioni.
Causa dello slittamento è stato un movimento “di tipo transpressivo”, vale a dire che lungo la faglia il suolo si è spostato in senso orizzontale (quindi con un movimento di tipo trascorrente), durante il quale è avvenuta anche una compressione fra la placca Anatolica e quella Araba. “Lo spostamento di tre metri è una prima stima”, osserva il presidente dell’Ingv e misure più precise, “saranno disponibili non appena avremo i dati satellitari. Al momento abbiamo a disposizione solo modelli numerici”. I dati sono attesi dalle Sentinelle del programma Copernicus, di Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea (Esa) e dalla costellazione Cosmo Sky-Med, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
Lunga circa 200 chilometri, la faglia Sud-Est anatolica lambisce la Siria e “corre dal Mediterraneo verso Nord-Est, quasi fino al Mar Nero, ricongiungendosi con la faglia Nord Anatolica che arriva fino a Istanbul”, dice Alessandro Amato, sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv. La faglia “è probabilmente arrivata a deformare la costa. Si sono infatti osservate anomalie nel livello del mare in tre punti, in Turchia e a Cipro, che hanno fatto scattare l’allerta Tsunami”, dice ancora Amato, che ha seguito l’evolversi della situazione per tutta la notte. “In Italia – aggiunge – l’arrivo di un’onda di tsunami era previsto intorno alle 6:30 nelle zone a Sud-Est, ma poi l’allerta è stata chiusa”.
Sono centinaia le repliche finora avvenute, molte delle quali di magnitudo superiore a 4. “In termini di energia liberata, il terremoto avvenuto in Turchia è stato di quasi mille volte superiore in termini di energia liberata” a quello di Amatrice del 2016, di magnitudo 5.9. E’ stato anche 30 volte superiore rispetto al sisa dell’Irpinia, di magnitudo 6.9. Questo perché la magnitudo viene calcolata secondo una scala logaritmica nella quale all’aumento di ogni grado corrisponde l’aumento di un fattore 30.
Il terremoto è stato anche “registrato in tutto il mondo” ed è stato anche “l’evento di gran lunga più forte ad avere attivato il Sistema di allertamento maremoto da quando esiste. Il secondo – dice Amato – è stato quello di Samos del 2020, di magnitudo 7.0”.