Home » Cutro: “L’eredità dello zio canonico” di Antonino Giusti

Cutro: “L’eredità dello zio canonico” di Antonino Giusti

Redazione

A Cutro, nel  Largo Pietà, nella chiesa  di Santa Maria della Pietà,  in scena  la commedia teatrale dal titolo “L’eredità dello zio canonico” di Antonino Giusti. lo spettacolo  teatrale ha inaugurato una trilogia di spettacoli, dell’associazione Rocca Ferdinandea, che vede la città degli scacchi come location. Infatti dopo lo spettacolo “L’eredità dello zio canonico” sono in programma per il 9 agosto in Piazza del Popolo “U’muartu assicuratu”, commedia scritta da Roberto Centonze, e il musical “Pinocchio” con le musiche dei Pooh, in Piazza Giò Leonardo di Bona.
Com regia di Francesco Greco e Francesco Mangone e  le scenografie curate di Carmelita Fragale, Salvatore Dattolo e Pasquale Apa, è stato dato portato in scena uno spettacolo che tratta dell’eredità di uno zio canonico defunto. Le espressioni verbali dialettali, le caricature, il senso diretto e immediato delle esclamazioni, delle devozioni e dei voltafaccia comportamentali rappresentano un repertorio del teatro classico popolare. La figura del Cavaliere Amore, interpretata da Francesco Greco,  esempio di comicità dei nobili cavalieri decaduti di paese d’un tempo, che  ricorda come la comicità è fatta di un linguaggio non egocentrico, di marginalità ben studiata nello spazio scenico e nella entrata e nei tempi delle battute e dei movimenti.
la trama dello spettacolo teatrale: “I cugini che litigano per l’eredità rappresentano il classico esempio sociale della lotta all’interno dei parentadi per la roba, appunto di verghiana memoria, e i rapporti affettivi, di appartenenza famigliare contano poco, o semmai si legittimano solo in funzione di quanto si viene agevolati da certi rapporti in riferimento al godimento economico futuro. Ma se i cugini sono in litigio, fino alla beffa che l’erede universale deve cedere tutto agli altri parenti e alla chiesa, emerge come figura chiave finale quella del Vicario, che con un colpo a sorpresa prima depone nelle mani Antonio Favazza i libretti di 200.000 lire dello zio canonico, che non voleva comparissero nell’atto testamentario, affinché non venissero pagate le tasse di successione(ciò per ricordare che anche i canonici fanno i conti con il fisco), dopo che però la banca fallisce e il denaro non può essere ritirato, firma un assegno di 400.000 lire, quasi a risarcimento del fatto che non aveva provveduto prima a donare le somme di denaro al nipote del canonico. In fondo, c’è sempre una via alla speranza, ma non per arricchirsi, ma per riparare alle deficienze e agli errori della vita”.
La compagnia teatrale Ferdinandea ha dato vita ad uno spettacolo piacevole per un pubblico interessato verso la comicità, ma una comicità studiata con misura, senza enfatizzazioni, esagerazioni o retorica nell’utilizzo della efficacia espressiva del dialetto. E ciò è un merito, perché significa dosaggio linguistico-espressivo e dei tempi delle battute.

Articoli correlati