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La storia degli affreschi ricostruita grazie alle proteine

Redazione

Bianco d’uovo e colla animale: sono gli ingredienti usati da artisti e restauratori nel tempo sull’affresco trecentesco del ‘Gruppo di quattro Clarisse‘ di Ambrogio Lorenzetti, che decorava l’aula capitolare del convento di San Francesco a Siena ed è conservato presso la National Gallery di Londra. La scoperta, descritta sulla rivista Angewandte Chemie International Edition, è stata fatta con una innovativa analisi delle proteine animali dai ricercatori dell’università di Copenhagen, guidati dall’italiano Enrico Cappellini, e potrà aiutare a fare restauri più mirati e in futuro anche a scovare i falsi.

Attraverso la spettrometria di massa e l’analisi delle proteine di origine animale, applicate per la prima volta in modo così completo, gli studiosi hanno dedotto il tipo di proteine usate e il danno subito. “Abbiamo così visto che le proteine usate erano albumi di uova di galline e anatre, e collagene ricavato da ovini e bovini“, precisa all’ANSA Cappellini. Dopo di che hanno analizzato il danno subito da questi strati di proteine applicati all’affresco e visto che il bianco d’uovo aveva un danno esteso, associato ad un’esposizione prolungata alla luce, mentre quello del collagene era associato al processo impiegato per produrlo.

“Abbiamo dedotto che l’albume era stato posto per un periodo di tempo più lungo, poco dopo la realizzazione del dipinto come intervento di restauro, mentre il collagene è stato usato dopo la rimozione dell’affresco o forse come intervento protettivo”, aggiunge Fabiana Di Gianvincenzo, una delle ricercatrici.

Questo tipo di analisi può avere molte applicazioni importanti. Capendo infatti il tipo di proteine animali impiegate e il danno da loro subito, “si possono fare interventi di restauro e di conservazione del bene culturale più mirati – conclude Cappellini – In futuro questa analisi potrebbe diventare anche uno strumento per scoprire i falsi, una volta chiarito quali sono i materiali e le proteine usate da un artista”. Può inoltre essere usata su dipinti, materiali e antichi strumenti musicali. Un’altra delle ricercatrici del gruppo di Cappellini, Clara Granzotto, applicherà infatti queste tecniche sui sarcofaghi e tessuti dell’antico Egitto nell’ambito del progetto europeo EGYPTOMICS, finanziato dall’Unione Europea all’interno di Horizon 2020.

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