Checche’ ne dicano nazionalisti e sovranisti vari, temi come quelli del relativi a commercio, ambiente, mercati finanziari, energia non sono più gestibili a livello nazionale almeno per quanto riguarda i singoli Paesi europei, e chi governa – ma anche chi osserva, analizza, studia – deve avere lo sguardo largo di un approccio globale. Oggi ma ancor più domani. Ecco perché la formazione deve andare oltre i confini degli Stati. Ed ecco perché l’Istituto universitario europeo (Eui) ha pensato a una “Scuola di governance transnazionale” che guardi alle élite di tutto il pianeta – dai politici agli economisti, dai giornalisti agli imprenditori – ma con l’ottica dell’Europa che, ricorda il segretario generale dell’Eui Vincenzo Grassi, ha creato un modello “comunitario, di gestione condivisa della globalizzazione, esportabile verso l’esterno”. Da un lato ci sono la storia e la vocazione dell’Eui, dall’altra l’evoluzione dell’Europa e del contesto internazionale, spiega Grassi all’ANSA ripercorrendo le tappe che hanno portato all’idea della Scuola.“L’Istituto universitario europeo nasce negli anni ’70 in una fase ancora iniziale del processo di integrazione europea. In quest’ultimo periodo lo scenario, anche accademico, è cambiato. L’Istituto ha avuto una sua evoluzione che corrisponde a quella dell’Europa. E lo sbocco naturale è stato quello di ampliare il campo di ricerche anche fuori dall’Europa”. L’obiettivo della Scuola di governance transnazionale, nota il professor Miguel Poiares Maduro che segue struttura e contenuti del progetto, è quello di “creare un ponte tra il mondo della ricerca e quello della politica” fornendo anche degli “spazi di dialogo al di fuori di contesti formali e istituzionali”. A sovrintendere al progetto – che già in settembre vedrà la luce con le prime iniziative finanziate in una prima fase dalla Commissione europea – un board multinazionale presieduto da Mario Monti.