L’Italia si è messa in marcia con il Piano per la banda larga ma ancora molto resta da fare per sfruttare appieno il potenziale dell’economia digitale, soprattutto sul fronte di competenze, e-commerce e flusso dei dati non personali, che da soli potrebbero valere 70 miliardi e 1 milione di posti di lavoro entro il 2020. E’ il quadro che traccia il vicepresidente della Commissione Ue al mercato unico digitale Andrus Ansip, in un’intervista all’ANSA alla vigilia del Consiglio straordinario tlc di martedì a Lussemburgo – che fa seguito al vertice di Tallinn -, dove il messaggio ai 28 sarà inequivocabile: “è tempo di passare dalle promesse agli accordi” sulla nuova legislazione Ue nel settore.
“Le iniziative intraprese” dall’Italia “nel 2015-16 cominciano a mostrare un impatto: l’adozione del Piano per la banda larga ultraveloce ha spronato investimenti sia pubblici che privati assicurando così il 72% della copertura nel 2016 dal 41% dell’anno precedente”, ha sottolineato Ansip. Soddisfazione da parte del vicepresidente della Commissione anche per i progressi sulla ricevuta elettronica: “la e-fatturazione obbligatoria alle autorità pubbliche ha fatto salire al 30% la sua adozione da parte delle imprese, portando l’Italia al quinto posto in Ue”.
L’Italia resta però tra i Paesi a “bassa performance” digitale, e questo è dovuto a “bassi livelli di competenze digitali”. Iniziative quali il Piano nazionale Scuola digitale e la strategia Industria 4.0 sono “importanti” ma “sono necessari più sforzi”, ha ammonito Ansip. Queste carenze si traducono infatti in debolezze anche sul fronte dell’e-commerce dove “il potenziale resta ampiamente non sfruttato in Italia”, perché a parte alcune eccezioni “le piccole imprese italiane devono ancora diventare digitali”. Solo il 7% delle pmi, infatti, vende online, e solo il 41% di chi usa internet fa acquisti online. L’Italia, come del resto la maggior parte dei Paesi Ue inclusi Germania, Francia e Spagna, è anche indietro sul 4G, e il suo livello di copertura, ricorda Ansip, viene persino “dopo il Kazakhstan”.
Un altro aspetto chiave su cui l’Italia, insieme agli stati membri, deve accelerare, è l’economia dei dati non personali, come meteo, trasporti, agricoltura. Il suo valore in Italia “ha raggiunto 28,4 miliardi l’anno scorso, e potrebbe crescere a 69,9 miliardi entro il 2020” mentre il numero di occupati nel settore potrebbe passare dai 472mila del 2016 a “oltre 1 milione se ci sono le giuste condizioni”, tra cui “il libero flusso di tutti i tipi di dati”, ha avvertito il vicepresidente della Commissione. Intanto uno “sviluppo positivo” arriva con il nuovo decreto fiscale che pone fine al monopolio della Siae nella gestione collettiva dei diritti d’autore: al momento “sotto esame” a Bruxelles, Ansip si è detto “fiducioso” che porti “finalmente la legislazione italiana in linea con la direttiva” Ue.
“Il messaggio è chiaro”, avverte Ansip in vista della riunione dei ministri Ue, “mi aspetto azione”perché “dobbiamo completare il mercato unico digitale, cosa stiamo aspettando?”. Prima priorità, “abbiamo bisogno di un accordo sul Codice delle telecomunicazioni il prima possibile, senza non ci sarà 5G“, quindi “mi aspetto una roadmap chiara”. Fondamentale è garantire le condizioni per i 500 miliardi di investimenti necessari: vanno superate le “chiare debolezze” della posizione di Paesi ed Europarlamento sul tema, così come la ritrosia dei 28 sulla durata delle licenze per lo spettro. Bruxelles intanto lavora alla web tax. Ma, avverte l’estone Ansip, “dobbiamo stare molto attenti” e trovare una soluzione che non danneggi le imprese.