«La decisione di Baker Huges di rinunciare all’investimento nell’area
portuale di Corigliano-Rossano è fonte di profondo rammarico. Da anni, Unindustria
lavora al fianco delle Istituzioni locali, regionali e nazionali perché si costruiscano le
migliori condizioni di contesto possibili affinché la Calabria sia terra capace di attrarre
investimenti provenienti soprattutto da oltre i confini regionali: la rinuncia di Baker
Hughes mina alla base questo lungo lavoro». È quanto scrive in una nota Aldo
Ferrara, presidente di Unindustria Calabria e Confindustria Catanzaro, riportando la
sintesi del pensiero del Comitato di presidenza degli industriali calabresi di cui fanno
parte Natale Mazzuca, past-president di Unindustria Calabria e vicepresidente
nazionale di Confindustria; i presidenti delle articolazioni territoriali, Giovan Battista
Perciaccante (Cosenza), Domenico Vecchio (Reggio Calabria), Rocco Colacchio
(Vibo Valentia), Mario Spanò (Crotone); il presidente Ance Calabria, Roberto
Rugna; il presidente regionale della Piccola Industria, Daniele Diano; e il presidente
regionale dei Giovani Imprenditori, Umberto Barreca.
«Pur senza entrare nel merito burocratico-amministrativo della questione e senza
farci trascinare nella bagarre politica ad essa connessa – prosegue Ferrara – duole
rilevare come, in un colpo solo, la Calabria abbia perso una triplice, importante
opportunità per il suo sviluppo industriale, sociale ed economico. C’erano le ricadute
positive dirette, quelle legate alle centinaia di posti di lavoro che l’investimento
avrebbe prodotto e che avrebbero visto giovani calabresi trovare il proprio futuro
nella propria terra. A queste si sarebbero aggiunte le ricadute positive indirette: la
presenza di una multinazionale così importante avrebbe stimolato la nascita di un
ecosistema di imprese necessarie alle forniture di prodotti e servizi connessi, con
una potenziale creazione di altre centinaia di posti di lavoro. E c’era l’effetto positivo
sull’immagine della nostra regione all’esterno: da tempo sosteniamo che senza
investimenti privati per progetti sostenibili, lo sviluppo di medio-lungo periodo è una
chimera. Ora che una grande impresa che aveva creduto in questa terra e in questa
possibilità è stata costretta a rinunciare, dobbiamo evitare il rischio che tanti altri che
già guardavano alla Calabria come a un’opportunità di investimento favorevole,
rivalutino negativamente l’ipotesi».
«Sull’investimento di Baker Hughes, la Calabria aveva dimostrato profonda unità in
tutte le sue articolazioni politiche e amministrative; aveva dimostrato come, su piani
industriali seri, che non puntano a sfruttare territorio e forza lavoro, era stato
semplice trovare la sintonia tra rappresentanze sindacali e associazioni datoriali. La
speranza è che non tutto sia perduto, ne va del futuro della nostra regione»,
conclude Ferrara.
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