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Esperti Ue, flessibilità a Italia non è stata monitorata

Redazione

La flessibilità che la Commissione Ue nel 2015 decise di concedere ai Paesi, primo fra tutti l’Italia che ne ha beneficiato di più, ha reso più complicate le già difficili regole di bilancio, ed ha aggiunto opacità alla valutazione dei conti pubblici, esaminati ora tramite una discrezionalità che spesso nasconde motivazioni politiche invece di basarsi sulle regole. Come dimostra il caso dell’Italia. La critica alla Commissione arriva dallo European Fiscal Board, il gruppo di esperti economici indipendenti a cui l’Ecofin diede mandato di esaminare come la Commissione attuava il Patto di Stabilità e tutte le sue aggiunte.

Nel caso dell’Italia, ad esempio, il board evidenzia alcune ‘carenze’ o ‘lacune’ nella valutazione. Bruxelles concesse nella primavera del 2015 la flessibilità per le riforme strutturali, affermando che la loro attuazione sarebbe stata monitorata. Nel 2016 fu concessa nuova flessibilità per riforme e investimenti, a condizione che ci fossero dei progressi tangibili. Nel 2017 confermò che i criteri erano stati centrati, ma in realtà non disse mai se i progressi sull’agenda delle riforme erano stati raggiunti. Gli esperti del Fiscal Board spiegano che “la maggiore flessibilità ha avuto come prezzo maggiore complessità e discrezionalità”. E quest’ultima oggi “gioca un ruolo cruciale”, rendendo le regole del Patto di stabilità meno prevedibili. Perché la discrezionalità può essere basata su “riflessioni economiche o su altre considerazioni”, ovvero motivazioni più politiche.

Per restare al caso italiano, la discrezionalità ha giocato un ruolo importante anche nell’evitare che la deviazione dal target strutturale facesse scattare una procedura per debito eccessivo (EDP). “Grazie al ricorso ai cosiddetti fattori rilevanti”, i Paesi con alto debito, basa crescita e non rispettosi della regola del debito non si sono visti attivare la EDP. I margini interpretativi della Commissione sono intervenuti anche a cancellare le sanzioni per Spagna e Portogallo, che non avevano rispettato i target di riduzione del deficit e rischiavano di perdere i fondi Ue.

Secondo gli esperti, inoltre, la flessibilità e la discrezionalità della Commissione hanno alimentato la competizione con il Consiglio, che non riesce a capire come le regole vengono applicate. Per questo servì una lunga discussione per arrivare ad una posizione ufficiale dell’Ecofin sulla flessibilità. E i cosiddetti “margini di discrezionalità introdotti dalla Commissione nella primavera del 2017 sono destinati ad ampliare ancora di più la competizione”.

 

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