Sei delle otto indagini concluse dall’Ufficio europeo antifrode (Olaf) sull’utilizzo dei fondi europei in Italia, nel 2016, hanno portato a raccomandazioni finanziarie (restituzione delle risorse) o giudiziarie. L’Italia con 6 casi chiusi con raccomandazioni è al quarto posto, dopo Romania e Ungheria (11 ciascuna) e Polonia (8). Emerge dal rapporto sulle attività del 2016 presentato oggi dal direttore dell’Olaf Giovanni Kessler. In tutto l’Olaf lo scorso anno ha chiuso 141 indagini tra Paesi Ue e tutti quelli che nel mondo ricevono fondi Ue, e 77 hanno portato a raccomandazioni. Analizzando le tendenze generali dei casi, si vede che il settore degli appalti pubblici resta quello privilegiato, spesso sono crimini a carattere transnazionale, che vedono l’utilizzo di conti off-shore, legati anche al fenomeno della corruzione. Ma negli ultimi anni si sono viste aumentare le frodi nel campo di sovvenzioni per l’impiego di università e istituti di ricerca. Per quanto riguarda le frodi doganali, un’area di profitto resta l’evasione dei dazi anti-dumping.