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Livelli e dinamica della produttività e del costo del lavoro delle regioni italiane

Redazione

I dati sulla produttività e il costo del lavoro nelle regioni Italiane, diffusi dall’Istat (’Annuario statistico 2017) forniscono utili indicazioni per misurare i differenziali di sviluppo tra le diverse aree del paese e interpretarne la natura. Il tema ha notevoli implicazioni per la politica economica e per lo sviluppo del Mezzogiorno. Una questione,  questa, al centro del prossimo convegno promosso dalla CGIL, in programma giovedì 12 aprile a Gioia Tauro (Reggio Calabria), luogo simbolo delle opportunità di crescita del Sud.

I divari di produttività La tabella 1 conferma quanto siano ampi nel paese i divari di produttività del lavoro nel nostro paese: nel Centro-Nord il valore aggiunto per addetto è pari a 51.100 euro, mentre nel Mezzogiorno  è di circa 32. 000 euro (32,4 a Sud e 31,4 nelle Isole). La distanza tra il Nord-Ovest e il Sud è di circa 19.000 euro. La regione più ricca del paese – la Lombardia –  fa registrare un valore della produttività pari a 54.300 euro per addetto, il doppio di quella della regione più povera, la Calabria (27.700). Tra le otto regioni del Mezzogiorno d’Italia, ben cinque (Calabria, Molise, Sicilia, Puglia e Campania) si collocano in coda della classifica italiana della produttività regionale. La produttività dell’Abruzzo (36. 900 euro) è superiore di quella dell’Umbria (34.000) e delle Marche (36.900). In Basilicata e in Sardegna la produttività è di poco superiore a quella dell’Umbria.

I divari del costo del lavoro Il dualismo Nord-Sud si riscontra anche sul versante dei costi del lavoro che si allineano ai corrispondenti valori regionali di produttività. Se il costo del lavoro in Lombardia è in media pari a 41.100 euro, in Calabria è di 25.400: la differenza nel costo per addetto è pari a 15.700 euro all’anno. In breve, il costo del lavoro aumenta all’aumentare della produttività del lavoro: è elevato nelle regioni ad alta produttività e basso in quelle a minore produttività (il coefficiente di correlazione è pari a 0,97).

Il valore assoluto delle differenze La lettura congiunta di questi dati offre utili informazioni. Consideriamo le differenze tra regioni. Intuitivamente, la differenza tra produttività e costo del lavoro rappresenta una misura del valore della produzione che rimane alle imprese dopo aver remunerato il lavoro. Si osservi come questo gap aumenti passando da Sud a Nord. Il differenziale massimo si ha in Trentino Alto Adige (14.500 euro per dipendente all’anno) e in Lombardia (13000Euro). In Calabria questa differenza si riduce a 2400Euro per addetto all’anno, mentre il punto di minimo si registra in Molise (600 euro all’anno per addetto) (figura 1). Ne consegue che le regioni più produttive del paese dispongono di maggiori risorse da destinare alla remunerazione degli altri fattori produttivi, oppure, a parità di altre condizioni, al finanziamento autonomo di strategie di crescita regionale. Al contrario, le regioni del Sud  dispongono di un minore risparmio per addetto. Si tratta di un risultato che segnala la carenza strutturale della disponibilità al Sud di risorse produttive proprie da destinare al finanziamento di uno sviluppo “auto-propulsivo”. Una carenza aggravata dalla forte contrazione tendenziale osservata negli ultimi anni dei flussi finanziari extra-regionali di natura privata e, soprattutto, pubblica.

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