“L’Italia non è su un sentiero di sviluppo sostenibile e la ripresa economica, da sola, non risolverà i problemi” che ci vedono “tra i Paesi europei con le peggiori performance economiche, sociali e ambientali”. Così il Rapporto dell’Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Insomma, “nonostante i progressi” degli ultimi tempi, “l’Italia non è in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu”. Non solo, “con gli attuali andamenti, l’Italia non sarà in grado di centrare i target” (né per il 2020 né per il 2030).
Il Rapporto Asvis dà infatti conto dei risultati registrati applicando al ‘caso Italia’ un modello econometrico, sviluppato con la Fondazione Eni Enrico Mattei, che permette di simulare gli effetti delle politiche da qui al 2030, considerando “simultaneamente” le dimensioni economiche, sociali e ambientali. Ne viene fuori che se si va avanti di questo passo, “business as usual”, nel 2030 l’Italia “continuerebbe a non essere in grado di raggiungere gran parte” degli obiettivi e “perderebbe anche un posto nella classifica dei Paesi”, che già attualmente ci vede indietro: in Ue fanno peggio solo Grecia, Spagna e Repubblica Ceca, stando sempre allo studio.
Ma “cambiare si può” con “politiche integrate” e non più settoriali. Secondo il portavoce dell’Asvis, Enrico Giovannini, “la complessità e l’urgenza delle azioni necessarie richiede che la presidenza del Consiglio assuma il coordinamento della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, trasformando il Cipe in ‘Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile’, e che le forze politiche includano gli obiettivi nei propri programmi elettorali”.
Diciassette indici per monitorare lo sviluppo sostenibile, dalla sfera sociale a quella ambientale. A prendere le misure è l’Asvis, che nel suo Rapporto registra “miglioramenti” per 9 target, come alimentazione, salute ed educazione ma rileva anche “un sensibile peggioramento” per 4: povertà, gestione delle acque, disuguaglianze di reddito e salvaguardia dell’ecosistema. La situazione resta “statica per i restanti” (tra cui l’occupazione). Tuttavia anche per le aree in miglioramento la distanza rispetto agli obiettivi per il 2020 e il 2030 “resta molto ampia”.
La novità principale del nuovo Rapporto Asvis, arrivato alla sua seconda edizione, sta nell’avere messo a punto, costruito, indicatori “sintetici”, “compositi” che permettono di misurare il posizionamento dell’Italia nei 17 “goal” (a loro volta riferiti a 169 diversi parametri) selezionati a livello di Nazioni Unite e “sovrapponibili” con gli indici del benessere equo e sostenibile (Bes), per cui è appena partita la sperimentazione (la nota che aggiorna il Def dà il primo via). “L’Italia è in una posizione di non sostenibilità dal punto di vista economico, sociale, ambientale secondo i criteri fissati dall’Onu e sottoscritti dall’Italia nel settembre del 2015”, spiega il portavoce dell’Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, Enrico Giovannini, in occasione della presentazione del Report alla Camera. Nel dettaglio emerge un “miglioramento” per 9 obiettivi (alimentazione, salute, educazione, uguaglianza di genere, infrastrutture, modelli sostenibili di consumo, riduzione dei gas serra, tutela dei mari e giustizia), “un sensibile peggioramento” per 4 (povertà, gestione delle acque, disuguaglianze ed ecosistema terrestre), “mentre la situazione resta statica” per i restanti 4 (energia, occupazione, città sostenibili e cooperazione internazionale). Anche per le aree dove si registrano miglioramenti la distanza rispetto agli Obiettivi fissati per il 2020 e il 2030 resta “molto ampia”. Ad esempio, Giovannini sottolinea come in fatto di educazione vada meglio ma, osserva, ciò “non significa che raggiungeremo i target, anzi: stiamo dieci anni indietro rispetto alle medie dell’Ue, quindi se continuiamo su questi trend tra dieci anni staremo dove è l’Ue adesso”.
“Il Governo qualche mese fa ha pubblicato il primo Catalogo dei sussidi dannosi per l’ambiente e di quelli a favore: si tratta di 16 miliardi all’anno che lo Stato spende per agevolazioni che danneggiano l’ambiente, a fronte di 15 miliardi che invece vanno a vantaggio”, con effetti quindi ‘green’. Così il portavoce dell’Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, Enrico Giovannini (già presidente dell’Istat e ministro del Lavoro). Insomma sono più i “contributi che stiamo dando alle imprese per distruggere il nostro ambiente” che quelli in aiuto.