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Tassa su grandi del web, stop vantaggi Google & co

Redazione

Per ora sulla web tax europea di chiaro c’è soltanto l’obiettivo: far pagare ai colossi dell’economia digitale il ‘fair share’, o giusta porzione, di tasse. Perché oggi, nonostante il loro giro d’affari cresca esponenzialmente in tutti i Paesi Ue, sfuggono ad una tassazione proporzionata ai loro guadagni. Ed è tutto perfettamente legale, tanto che a giugno scorso i giudici francesi hanno dato ragione a Google che si rifiutava di pagare gli 1,1 miliardi di euro che lo Stato francese le chiedeva a titolo di ‘risanamento’ esattoriale. Da quel momento, Parigi si è lanciata nella battaglia per la web tax europea. Il problema è che il quadro normativo è datato, spiega l’Ecofin. Perché si basa sul principio di ‘residenza fisica’: le imprese pagano le tasse nel luogo dove hanno la loro sede. Un principio che con l’economia digitale è superato, visto che Google, Facebook, Booking.com, Airbnb, forniscono servizi in tutta Europa, realizzando ricavi elevati in molti Paesi, ma vengono tassati soltanto in quello di residenza.

L’Italia, che grazie ad un accordo con Google a maggio è riuscita a recuperare 306 milioni per tasse non versate dal 2002, ha tentato una regolamentazione inserendola in manovra. Le imprese del web con oltre 1 miliardo di fatturato potranno stringere accordi preventivi con l’Agenzia delle Entrate ed evitare così inchieste della magistratura. Ma si tratta di una soluzione transitoria, in attesa di una vera web tax europea.

L’Ecofin è determinato a trovare una via, ma al momento è diviso se procedere da solo, o aspettare che l’Ocse partorisca una proposta globale. La spinta di Francia, Italia, Germania e Spagna è forte, ma in Ue per le decisioni in materia di fisco serve l’unanimità. Ed è difficile che si ottenga per un tema così sensibile, dove alcuni vedono anche il rischio di mettersi contro gli Usa, visto che le più grandi aziende digitali sono tutte americane. Le ipotesi in campo sono già molto diverse tra loro, data la natura ‘sfuggente’ della base imponibile. La Commissione Ue dovrà fare un elenco delle possibilità entro due settimane. La lettera dei quattro Paesi propone di tassare il fatturato, ma per il ministro Padoan va valutato bene questo criterio, perché “le implicazioni non sono immediate” e bisogna capire “come reagiranno” le imprese colpite. La presidenza estone ha proposto di introdurre il principio di ‘residenza virtuale permanente’: quando la presenza di un’azienda digitale è significativa in un Paese, è soggetta alla locale tassazione sulle imprese, dunque suoi profitti.

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