I brand tradizionali che hanno resistito al passare del tempo e che hanno saputo creare quella continuità familiare rispetto all’idea innovativa del suo fondatore, che nonostante i secoli resta di grande ispirazione, sono molto utili per educare le nuove generazioni ad una cultura imprenditoriale. La cultura d’impresa ed in particolare le imprese che fanno cultura rappresentano un valore aggiunto per combattere il fenomeno della fuga dei cervelli e trattenere così le menti migliori sul territorio.
È quanto ha dichiarato Fortunato Amarelli intervenendo nei giorni scorsi in qualità di Amministratore Delegato della plurisecolare esperienza imprenditoriale calabrese all’evento SAPERI D’IMPRESA – STORIE DI PERSONE, LUOGHI, FUTURO, promosso da Oropan SpA e tenutosi al teatro Mercadante di Altamura, a chiusura della settimana della Cultura d’Impresa.
Dall’intuizione partita nell’anno Mille di estrarre il succo dalla radice di liquirizia, che è 25 volte più dolce dello zucchero, alla quale si deve la nascita di altre fabbriche di liquirizia nel Mezzogiorno; alla nascita del Museo della Liquirizia, nel 2001, uno dei primi musei d’impresa in Calabria che conta oltre 60 mila visitatori all’anno, di cui 20 mila studenti; passando dalla scatolina che dotata di un qr code è capace di far vivere, attraverso la musica di Pietro Salvatori, suggestioni particolari. Quella di Amarelli – ha raccontato l’AD alla platea di studenti – è una storia pluricentenaria che ha visto avvicendarsi ben 11 generazioni e che oggi viene portata avanti insieme a Margherita Amarelli, direttore marketing e commerciale e a Pina Mangano Amarelli, Presidente del Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli. È una storia tradizionale costruita intorno a tante piccole grandi innovazioni che fanno sempre da driver.
Insieme alla Liquirizia Amarelli, le altre aziende che si sono raccontate alla giovane platea di studenti sono stati l’Amaro Lucano, Confetti Mucci e Pane Forte.