Alfonso Marcuzzo è stato rieletto segretario generale della FLC Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo.
L’elezione è avvenuta ieri pomeriggio al Popilia Resort di Maierato, alla presenza del segretario regionale della FLC, Mimmo Denaro, e del segretario generale della Cgil Area Vasta, Enzo Scalese.
“Nei quattro anni trascorsi dal precedente congresso, la Flc Cgil Area Vasta ha fatto i primi passi nel nuovo assetto territoriale, connotato da un contesto sociale di accentuata disuguaglianza, dove è evidente la caduta verticale dei redditi, la crescita esponenziale della disoccupazione, l’aumento della precarietà e l’indebolimento dei diritti sociali e di cittadinanza attiva e l’impoverimento drammatico del sistema di istruzione – ha affermato Marcuzzo -. In questi due anni di pandemia, sono ripresi in dimensioni mai viste la spesa e gli investimenti pubblici. Ma di queste ingenti risorse si è fatto un uso estemporaneo, senza un orizzonte programmatico di rilancio chiaro, che ha accresciuto divergenze e diseguaglianze.
Dalla pandemia il mondo e il nostro Paese sono usciti nel modo peggiore. Doveva essere l’occasione per ripensare il nostro modo di vivere, di consumare, di lavorare, di rapportarci all’ambiente. Abbiamo fatto il contrario. Nella scuola poteva essere l’occasione di assunzioni e stabilizzazioni, ridimensionamento classi, strutture, oltre interventi emergenza più immediate. In università e AFAM, l’occasione per un superamento dello squilibrio nella distribuzione di risorse tra sedi, per piani straordinari, dimensionamento aule e ripensamento forme didattiche. Nella ricerca poteva essere il momento di rilanciare sistema nazionale. Nei settori privati, una importante occasione per una messa a sistema dei perimetri e delle condizioni contrattuali. L’attenuazione dell’emergenza pandemica non ha portato a cambio di politiche”.
Secondo il segretario uscente, riconfermato all’unanimità “una delle strade da perseguire è quella di spendere bene le risorse europee a partire da quelle del Pnrr. Al momento così sembra non essere, sia per i ritardi nell’attuazione del piano, sia perché la clausola di riservare il 40% di tutti gli stanziamenti al Sud non è affatto rispettata e, ricordano dalla Svimez, anche se fosse davvero rispettata non sarebbe sufficiente ad annullare i divari. Il rischio è che i fondi strutturali, Pnrr compreso, non vengano utilizzati all’interno di una strategia programmatoria che si fonda sul pilastro delle politiche di coesione territoriale e dei divari dei territori, ma che siano risorse utilizzate come bancomat per le manovre di bilancio nazionale.
La prima rivendicazione della categoria deve essere proprio quella di ristabilire i termini di un confronto sia al livello centrale che nelle articolazioni territoriali.
“Proprio sulla base di questa rivendicazione, siamo contro l’autonomia differenziata, la quale spezzerebbe il mandato costituzionale di una scuola unitaria e nazionale, oltre che laica e pubblica, promuoverebbe la creazione di gabbie salariali, ormai fuori tempo, e soprattutto manderebbe in soffitta la contrattazione nazionale – ha detto ancora -. Chi ha i soldi si paga i propri organici, gli altri si accontenteranno delle briciole. La scuola italiana tradizionalmente ha lavorato sul merito, promuovendo o bocciando in base al profitto o all’assenza di profitto. Solo a Barbiana il preferito era «chi era senza basi, lento o svogliato”.
Secondo Marcuzzo le nuove norme previste dalla legge di Bilancio rischiano di arrecare un danno incalcolabile alla scuola calabrese: “non ci si può limitare ad “assecondare” la dinamica demografica e tagliare in proporzione al numero degli alunni, altrimenti si rischia una spirale inarrestabile, che avrà tra i suoi effetti quello di non poter garantire un’offerta formativa di qualità. La particolare conformazione territoriale della Calabria, la presenza di comuni montani”.
Il segretario Marcuzzo ha voluto sottolineare che Flc Cgil area vasta, è cresciuta in termini di voti assoluti (3197) contro (2945) ed ha mantenuto lo stesso dato percentuale (20.70) contro (20.65). “Se siamo davvero convinti dell’idea di scuola come “comunità” democratica, allora la via da seguire deve essere quella che valorizzi e rilanci, sul piano della didattica, tutti i momenti di collegialità e condivisione con il coinvolgimento e la partecipazione di tutte le componenti che fanno parte della comunità scolastica, cominciando da genitori e studenti, oltre che da tutto il personale. Occorre che la comunità scolastica instauri un nuovo patto educativo che contrasti la direzione intrapresa in cui la famiglia si sente sempre più “cliente” della scuola a cui chiedere percorsi e attenzioni personalizzate, che valorizzi le professionalità e il protagonismo del personale docente, educativo, dirigente, e ATA. La nostra priorità – ha concluso – rimane il raggiungimento di una cittadinanza attiva e democratica, nella quale siano riconosciuti i diritti di tutti”.