Oltre un bebè su 5 nel mondo nasce col bisturi invece che col parto naturale, e il ricorso al taglio cesareo è quasi raddoppiato a livello globale tra 2000 e 2015 passando dal 12% dei parti (16 mln dei 131,9 mln di parti) a oltre uno su 5 (29,7 mln dei 140,6 mln di parti in quell’anno, pari al 21% del totale), troppi visto che si stima che il cesareo sia necessario solo nel 10-15% dei parti.
Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Lancet su 169 paesi tra cui il nostro che con il 35,3% dei parti con taglio cesareo nel 2015 è maglia nera in Europa (il dato è lo stesso nel 2001, e l’Italia ha toccato picchi del 39,7% nel biennio 2006-7) se si esclude la Grecia per la quale mancano dati ufficiali nello studio.
Condotto presso vari atenei tra cui il King’s College di Londra e la Yale University, lo studio mostra che a livello globale oltre il 60% dei paesi fa troppi cesarei (generalmente quelli ricchi), oltre il 25% dei paesi ne fa pochi rispetto al necessario (avviene nel Sud del mondo dove ancora troppo si muore di parto). I paesi più virtuosi tra quelli ricchi sono la Finlandia con il 15,5% dei cesarei nel 2015, la Norvegia con il 16,1%, la Svezia con il 17,3% dei parti svolti con cesareo, la Gran Bretagna con il 26,2%. I paesi peggiori nel mondo per eccesso di cesarei sono la Repubblica Dominicana con il 58,1%, il Brasile e l’Egitto con il 55,5%, Turchia con il 53,1%.
Si stima che a fini medici, per evitare complicanze e rischi per mamma e bebè, la percentuale dei cesarei dovrebbe assestarsi tra il 10 e il 15%; quindi, se un paese supera questa quota sta molto probabilmente eseguendo più cesarei del necessario.
Le motivazioni addotte dagli esperti sono varie: ad esempio i giovani medici possono essere in taluni casi più esperti nel procedere a un taglio cesareo che non nell’assistere una donna durante il parto naturale; inoltre il cesareo diviene talvolta una forma di medicina difensiva da parte del medico che si sente più tutelato rispetto a eventuali denunce in caso di complicanze o problemi insorti durante il parto.
Alla luce di questi dati, spiega un autore, Gerard Visser docente emerito della University Medical Centre, in Olanda e presidente della Commissione Safe Motherhood and Newborn Health della FIGO, per ridurre i cesarei inutili è importante informare le donne e dare loro supporto durante il travaglio, rendere simili i costi di cesareo e parto naturale in cliniche private e ospedali pubblici e assicurarsi che ciascun ospedale pubblichi annualmente la propria percentuale di cesarei.
“La gravidanza e il travaglio sono processi normali, senza rischi nella gran parte dei casi. L’elevato ricorso al cesareo è preoccupante per i rischi associati per mamma e bebè”, afferma l’autore principale Marleen Temmerman, che lavora tra le università di Aga Khan in Kenia e di Ghent in Belgio.