Secondo l’avvocato della Corte Ue, è possibile che le regole italiane di conversione delle frequenze analogiche in frequenze digitali siano incompatibili con le norme europee, in particolare per quanto riguarda il tasso di conversione. La causa a cui si riferiscono le conclusioni dell’avvocato Juliane Kokott riguarda un contenzioso in cui Persidera (nata dall’unione di Telecom Italia Media Broadcasting e Rete A del gruppo Espresso) “contesta la decisione del Ministero per lo sviluppo economico, nonché quelle presupposte dell’AGCOM, con cui le è stata attribuita una sola frequenza digitale in cambio di due frequenze analogiche che essa possedeva precedentemente”, spiega l’avvocato.
Secondo Kokott, il metodo di conversione usato (canali analogici già posseduti, meno uno) “ha svantaggiato Persidera, la quale, diversamente dai due grandi operatori Rai e Mediaset, diffondeva fino a quel momento non tre bensì solo due canali televisivi analogici. Rai e Mediaset hanno infatti fruito di un tasso di conversione pari al 66,67 % (ricevendo 2 multiplex ciascuna contro i tre canali analogici precedentemente posseduti) mentre Persidera ha avuto un tasso di conversione soltanto del 50% (ricevendo 1 multiplex contro i due canali analogici prima posseduti)”. In tal modo, “i due leader del mercato ottengono, rispetto al numero dei canali televisivi analogici già posseduti, più frequenze digitali dei loro concorrenti minori”. Tale metodo è quindi “contrario al principio di non discriminazione e alle regole sulla concorrenza, a meno che non sia l’unico modo possibile (ciò che il giudice nazionale dovrà verificare) per perseguire obiettivi legittimi di interesse generale, quali, in astratto, la garanzia della continuità dell’offerta televisiva nell’interesse degli utenti e la salvaguardia dell’indivisibilità delle frequenze televisive”.