“Non erano certo apostoli, non erano neanche santi, ma solo due moderni cristi finiti in due lenzuoli bianchi”. Quando il cantautore Giulio De Gennaro, con chitarra ed armonica a bocca, intona le note della canzone “Giovanni e Paolo”, dedicata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel salone di rappresentanza del Comune di Cosenza cala un silenzio quasi religioso e sale anche l’attenzione degli studenti che questa mattina hanno gremito Palazzo dei Bruzi per partecipare, da protagonisti, alla giornata con la quale l’Amministrazione comunale ha voluto ricordare la figura di Giovanni Falcone, a venticinque anni dalla strage di Capaci. Giulio De Gennaro ha scritto la musica, mentre le parole, toccanti, profonde, sono di Massimo Bizzarri. Note e parole viaggiano insieme ad un video, una sorta di graphic novel, del fumettista Faross, nella quale l’impegno e la storia di Falcone e Borsellino diventano delle tavole disegnate. Un passepartout che facilita l’approccio con i ragazzi delle scuole accorsi a Palazzo dei Bruzi per capire di più sui due magistrati e soprattutto per capire ancora meglio chi era Giovanni Falcone, dopo averlo approfondito in classe grazie alla lettura del bel libro di Luigi Garlando “Per questo mi chiamo Giovanni”.
A moderare la manifestazione, la giornalista Iole Perito, portavoce del Sindaco Occhiuto, assente per impegni istituzionali fuori città. La portavoce ha dato lettura di un messaggio del primo cittadino. “Giovanni Falcone – ha scritto il Sindaco Occhiuto nel suo messaggio – ha dedicato e sacrificato la sua vita per salvaguardare la legalità dalla mafia. Si batteva ogni giorno con tutte le sue forze per evitare che le nostre istituzioni fossero sopraffatte dal malaffare. Sapeva che correva in ogni momento il rischio di essere assassinato ma, ciò nonostante, continuava a testa alta la sua battaglia. Non tutti – ha scritto Occhiuto – possiamo essere eroi come Falcone, e non tutti abbiamo il coraggio e la forza di sacrificare la nostra vita per un nobile scopo. È molto difficile per noi comportarci eroicamente allo stesso modo, difatti la storia ci consegna personaggi di tale spessore molto raramente. Però tutti noi possiamo almeno seguire un principio che ha sempre ispirato Giovanni Falcone: il rispetto. Rispetto per le persone, per le istituzioni, per la nostra città. La mafia rappresenta la massima mancanza di rispetto verso le istituzioni pubbliche, e non solo. Tutti, nel nostro piccolo, possiamo batterci per essere almeno persone più rispettose”.
Il primo intervento della giornata è del Vicesindaco Jole Santelli, che ha voluto fortemente l’iniziativa.
Rivolgendosi direttamente ai ragazzi delle scuole, Jole Santelli sottolinea con forza il suo messaggio: “dobbiamo fare in modo che Giovanni Falcone venga ricordato per le tante cose che ha fatto per noi e non perché è stato ammazzato dalla mafia. Se vogliamo dare un senso a questa morte, ricordando quello che ha fatto, vuol dire che Falcone è ancora vivo. E’ questa – dice ancora la Santelli – la più sonora sconfitta che possiamo infliggere alla mafia. Bisogna crederci e combattere e ciascuno deve crederci a modo suo. Falcone ha vinto e perso tante battaglie, ha realizzato tanti successi, ma ha dovuto ingoiare anche tante amarezze. Ma resta un esempio da seguire perché ha contribuito a darci la libertà di cui oggi godiamo e sono ancora tanti che combattono in nome suo”.
E’ importante parlare di mafia e di chi la combatte. Ne è sempre più convinto il Prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao che nel suo intervento ha sottolineato anche che “e’ sempre utile parlarne perché nelle nostre teste deve restare qualcosa. Quando scoppiarono le bombe che uccisero Falcone e Borsellino – ha sottolineato Tomao – una parte di noi italiani era stata completamente cancellata. Dobbiamo dunque parlarne, perché le parole servono. Le idee restano, diceva Giovanni Falcone, e poi camminano sulle gambe degli altri e devono camminare – aggiunge il Prefetto di Cosenza rivolto ai giovani studenti – sulle vostre gambe”. Poi cita Borsellino: “se la gioventù le negherà il consenso, la mafia svanirà come un brutto incubo”, e si sofferma sul potere della mafia di condizionare anche il futuro dei giovani. “Il vostro futuro è correlato alla legalità. Cercate di far capire che la legalità significa rispetto a tutti i livelli, a cominciare dal rispetto delle regole minime di buona educazione”.
E lancia un ultimo messaggio per ripudiare ogni forma di connivenza e convivenza con le mafie e con la criminalità organizzata. “Non fatevi rubare il futuro. Dovete decidere voi qual è il vostro presente e quale il vostro futuro. Prima di chiudere, ancora un riferimento a Falcone che amava ripetere “La mafia è un fatto umano e, come tutte le cose umane, ha un inizio e una fine”. “Tutti – ha concluso il Prefetto – dobbiamo fare in modo che questa fine arrivi. Se facciamo squadra, anche con voi, ce la possiamo fare. Sarà un cambiamento lungo e difficile, ma ce la possiamo fare”.
Accanto alle figure di Falcone e Borsellino la Presidente del Tribunale di Cosenza, Maria Luisa Mingrone, intervenuta subito dopo, ha ricordato anche il sacrificio gli uomini della scorta dei due magistrati. “Personaggi invisibili – ha detto – che hanno, però, una funzione importantissima, perché permettono ai magistrati di fare il loro lavoro. Il valore del rispetto per gli altri è la base della legalità. Non vogliamo lanciare il messaggio che per essere legali bisogna essere eroi. Questo sarebbe un fraintendimento, un errore. Durante la nostra vita dobbiamo essere delle persone motivate e che rispettano i valori. Gli insegnanti hanno un grande compito che è quello di trasmettere questi valori che noi abbiamo già metabolizzato”. Il Presidente del Tribunale di Cosenza Maria Luisa Mingrone ha in serbo un ricordo personale che le richiama alla memoria la figura di Giovanni Falcone. “Ero un giovane uditore e conobbi Falcone in un corso di studi. Aveva già l’aura del personaggio. Mi avvicinai in modo molto rispettoso, ma fu lui a venirmi incontro. Salimmo in ascensore. Lui era solo e lì capii che anche nell’ambiente dei colleghi era come isolato. La solitudine dell’uomo che combatte per gli altri è un principio di debolezza. La sua idea vincente fu quella di costituire un pool incaricato di portare avanti le stesse indagini. Nel gruppo si diventa più forti. Attraverso la scuola, dobbiamo avere la capacità e il senso critico per dire no a consuetudini radicate e trasmesse nell’ambito sociale.Ci vuole grande forza e coraggio. Siamo qui per ricordare Giovanni Falcone come uomo vivo. Non facciamo che la vita di questi uomini forti come Giovanni Falcone sia sprecata”.
A chiudere gli interventi è stato il Procuratore della Repubblica di Cosenza Mario Spagnuolo che ha subito attribuito alla giornata commemorativa un valore simbolico assoluto. Quindi ha rivolto ai ragazzi delle scuole una precisa domanda: “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono un mito?”, argomentandola subito dopo. “Un mito – ha detto il Procuratore Spagnuolo – è una parola, un linguaggio, una persona che, come diceva Roland Barthes, viene caricato da una serie di valori condivisi da una parte di un gruppo sociale, di una classe, in modo tale che quei valori, ad un certo punto, assumano una valenza addirittura superiore. Sotto questo profilo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sono un mito perché rappresentano l’idea di Stato, di legalità, di affermazione dei valori fondanti della nostra Carta costituzionale: l’uguaglianza, la solidarietà, il rispetto dell’altro, la dignità dell’individuo. Queste due persone hanno pagato con la vita l’aver istruito il processo alle cosche siciliane e l’aver pronunciato centinaia e centinaia di condanne a pene esemplari nei confronti di persone che si ritenevano impunite. Tutto questo – ha aggiunto il Procuratore Spagnuolo – è importante perché prima non era così. L’azione di contrasto alla criminalità organizzata segna uno sviluppo assolutamente qualitativo con la sentenza del maxiprocesso di Palermo, perché prima c’erano le assoluzioni per insufficienza di prove e vigeva una sorta di patto non scritto, ma che affonda le radici nella storia della nostra Repubblica”. Quindi evoca il filosofo Diogene che andava in giro nel buio con la lanterna dicendo: “io faccio luce”. “Noi – ha concluso il Procuratore -utilizziamo il ricordo di queste persone come una lanterna che sarà una lanterna simbolica che ci porteremo nel nostro cuore”.
Nel corso della manifestazione, che si era aperta sulle note dell’inno di Mameli eseguito dal coro del Liceo Musicale “Lucrezia Della Valle”, diretto dal maestro Saverio Tinto, sono intervenuti, con la proiezione di un video autoprodotto, anche gli studenti della Scuola media Giambattista Vico (che fa parte dell’Istituto comprensivo “Spirito Santo”) accompagnati dalle professoresse Isabella Cozzitorto e Giuliana Scura, e della Scuola media Fausto Gullo IV Cosenza, accompagnate dalla professoressa Alba Battista. Gli allievi della professoressa Battista hanno realizzato in classe un albero di carta sui rami del quale hanno appeso dei bigliettini per ricordare Giovanni Falcone, sull’esempio dell’albero di ficus che è collocato davanti all’abitazione dove risiedevano a Palermo Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo. “Grazie per averci mostrato che la mafia si può sconfiggere”, “Bisogna combattere la mafia senza avere paura di niente e di nessuno”. Queste alcune delle frasi vergate sui bigliettini dagli studenti della scuola “Gullo”. Un buon viatico verso un percorso lungo, ma non impossibile.
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